ScuolA

I precari contro i tagli:
sarà una fine d'estate calda.

A Roma delegati da tutta Italia: istruzione non merce da vendere
No a chiamata diretta presidi: preludio clientelismo e nepotismo

ApCOM, 11.7.2008

Roma, 11 lug. (Apcom) - I docenti precari intendono contrastare con forza la politica dei tagli agli organici della scuola avviata dal governo: nelle prossime settimane valuteranno le azioni da attuare e che si concretizzeranno con la fine dell'estate. La decisione è stata presa oggi dalle tante associazioni riunitesi a Roma presso l'Itis Galilei, a due passi dall'Ufficio scolastico provinciale, in occasione di un incontro organizzato dal Cip (Comitato italiano precari).

All'appuntamento si sono presentati, provenienti da quasi tutte le regioni d'Italia, oltre cento delegati di varie associazioni (anche appartenenti alle Ssis) ed alcuni rappresentanti politici, tra cui Alba Sasso (Sd) e Piergiorgio Bergonzi (Comunisti italiani).

Tutti si sono trovati d'accordo sul fatto che i primi a rischiare di perdere il lavoro a causa dell'eliminazione di quasi 90.000 cattedre entro il 2012 saranno proprio gli insegnanti vincitori di concorso privi di un contratto a tempo indeterminato.

"Una scelta del governo che oltre ad annullare diritti sacrosanti di docenti meritevoli - ha spiegato ad Apcom a margine dell'incontro Maristella Curreli, presidente del Cip - risulta doppiamente scellerata perché produrrà una forte dequalificazione della scuola pubblica statale".

Al centro delle preoccupazioni dei precari vi è quindi anche la qualità di "scuola pubblica che deve essere di tutti e per tutti, perché l'istruzione non è merce da vendere e acquistare, è investimento e non spesa, promozione civile e non addottrinamento".

"Per questo abbiamo espresso tutta la nostra opposizione all'attuale politica di 'sussidiarietà' - continua il presidente del Cip - intesa come subappalto dell'istruzione pubblica alla scuola privata e disimpegno strategico ed economico statale, in favore di istituti religiosi e diplomifici".

E gli insegnanti precari - che dopo le ultime abilitazioni fornite dalle scuole universitarie sfiorano quota 300.000 - non se la sentono nemmeno di cambiare lavoro per fare spazio ad quello che definiscono un "cannibalismo professionale che prevederebbe - spiega Curreli - meno insegnanti più retribuiti e l'incentivazione scriteriata degli straordinari".


I docenti precari sono così determinati che non intendono aspettare l'autunno: nelle prossime settimane seguiranno altri incontri con l'obiettivo di definire entro l'estate il piano di contrasto dei tagli dei posti, ma anche di aule, personale, classi, tempo scuola, docenti di sostegno e risorse.

E' probabile che non si procederà a delle classiche forme di sciopero, anche perché nel mese di settembre non tutti gli insegnanti precari sono ancora in servizio. E' allora più possibile che si svolgano dei sit-in o delle manifestazioni paticolari. Qualcuno non ha escluso nemmeno un ultimo tentativo di dialogo con le istituzioni.

"Ci siamo presi un po' di giorni tempo - ha detto il presidente dei Cip - proprio per decidere quali azioni intraprendere. Quel che è certo è che la fine dell'estate della scuola si prospetta molto calda. Siamo in tanti e sempre più uniti: oggi anche l'associazione Cipna ha annunciato che si unirà a noi".

Durante l'incontro a Roma i docenti non di ruolo hanno ribadito anche la loro posizione favorevole al mantenimento in vita, fino al loro totale 'svuotamento', delle graduatorie ad esaurimento. Un'apertura per le nuove procedure abilitative è stata data a patto, però, che avvengano solo in quelle realtà territoriali e per tutte quelle discipline prive di docenti di ruolo e supplenti.

Un netto rifiuto, invece, è stato espresso per il progetto di legge presentato dall'on. Valentina Aprea (attualmente in discussione presso le commissioni Cultura) tramite il quale si vorrebbero introdurre concorsi locali e supplenze dei docenti gestite attraverso la chiamata diretta dei dirigenti scolastici.

"Sarebbe una manovra - sottolinea l'esponente dei Cip - che porterebbe inevitabilmente a clientelismo e nepotismo, sottraendo libertà di pensiero ed espropriando i diritti legittimi (esperienza e titoli) maturati nel tempo dai docenti precarizzati da decenni di malgoverno dell'istruzione".

I precari si sono infine dichiarati favorevolmente anche ad una eventuale espulsione dei docenti "fannulloni" (annunciata nei giorni scorsi dal ministro Funzione pubblica, Renato Brunetta) per dare spazio ai meritevoli ed ai "campioni in produttività". Il problema, semmai, è chi valuterà i meriti. "Le fittizie agenzie esterne di consulenza - si chiedono i docenti - o gli atenei lottizzati dalla politica? I censori di partito o gli ispettori passacarte del ministero? Gli studenti o i loro genitori? Chi? E come?".