Prof troppo severa:
il suo cellulare finisce
sulla chat a luci rosse.

Presa di mira anche la figlia della donna:
hanno ricevuto decine di telefonate e sms.
Il ragazzo ha risarcito i danni A. P.

da Scuolaviolenta, 4.6.2008

Giovane e aitante studente per vendicarsi dell’insegnante, colpevole di un rapporto scolastico non proprio sereno, aveva messo su internet, all’interno di una chat erotica, i numeri di telefono non solo della donna ma anche della figlia coetanea, abbinandoli a offerte, video e immagini dall’inequivocabile contenuto. A “luci rosse”.

E così è iniziato il calvario fatto di bombardamento di telefonate ed sms sulle utenze dell’irreprensibile professoressa di scienze e della figlia ventenne, ora studentessa universitaria. Telefonate ad ogni ora del giorno e della notte, mentre mangiavano, mentre dormivano, quando stavano in famiglia, durante le lezioni.

Le due donne, choccate dalla valanga di richieste hard e di incontri a pagamento a base di sesso arrivati all’improvviso, dopo gli iniziali clic accompagnati da un “vergogna”, decisero di sporgere denuncia contro ignoti. La polizia postale riuscì a risalire all’autore materiale, a colui che mise “in rete” i numeri di telefono abbinandolo a procaci e inequivocabili immagini di donne nude. Fu scoperto l’ex studente dell’insegnante, coetaneo della figlia.

Ieri mattina la vicenda si è conclusa in Tribunale a Savona davanti al giudice Gianfranco Arnaud con la remissione della querela da parte delle parti offese, le due donne, tutelate dall’avvocato Mauro Buzio, dietro congruo risarcimento danni offerto dal diffamatore (Fabio S., 22 anni, residente a Millesimo) assistito dall’avvocato Amedeo Caratti.

La storia, rivissuta in aula, risale a qualche anno fa. Ha inizio al liceo Calasanzio di Carcare, dove insegna la donna e dove all’epoca studiava la figlia. Forse a causa di un brutto voto, di un conflitto venutosi a creare per dissapori e reprimende scolastiche, il numero di telefono della prof e della figlia, ora studentessa universitaria, è stato messo nel circuito Internet da parte del ragazzo.

«Se si può definire la vicenda uno scherzo, è stato sicuramente di pessimo gusto, è il minimo che si può dire», è stato il commento dell’avvocato delle parti lese, Mauro Buzio che ha confermato la remissione della querela “per aver trovato l’intesa su un risarcimento del danno patito in via extra giudiziaria”. Il legale si limita a dire “che le due donne furono sottoposte a un bombardamento martellante di sms e telefonate oscene”.

Roba che in un piccolo centro valbormidese come quello di Carcare diventò subito di dominio pubblico, con le vanterie tra ragazzi ad immaginare rossori e imbarazzi dell’austera docente. Sta di fatto che la privacy dell’insegnante fu sconvolta. L’indagine degli esperti della polizia postale in poco tempo riuscì a risalire al pc da cui era partita l’incursione nel sito osè.