LA PRIMA CARTA DEI DIRITTI E DOVERI "Uno statuto ci difenderà dai professori". Gli studenti universitari: non ci rispettano Giovanna Favro, La Stampa, 14.6.2008
TORINO Sta diffondendo il testo nell’ateneo di via Po il «Coordinamento Unito Interfacoltà», sigla nata ad aprile «per una nuova cittadinanza universitaria» e «per favorire la collaborazione tra realtà studentesche che oggi spesso agiscono ciascuna per proprio conto». Ne fanno parte per ora 8 Collettivi, 5 liste e due associazioni studentesche, che hanno raccolto un migliaio di firme (in 10 giorni e a lezioni sospese): chiedono che lo Statuto sia approvato entro fine mese dal Senato Studenti, e subito dopo dal Senato accademico. S’impegnano poi «a ridiscutere il testo, da settembre, in tutte le facoltà e con tutte le componenti studentesche, oltre che con singoli interessati. Vogliamo migliorarlo e arrivare a un nuovo testo definitivo e ancora più articolato». A raccontare il senso della carta dei diritti sono Fulvio Grandinetti (vicepresidente del Senato studentesco, nel Coordinamento con «Il faggio») e Leonard Mazzone, presidente di «UniLibera». «Il testo era stato approvato a Roma dal Consiglio nazionale degli studenti universitari, e aveva avuto anche l’ok di Mussi. Ma non è stato tradotto in legge, e rischia di restare lettera morta. Chiediamo che sia adottato dal nostro ateneo, perché contiene principi sacrosanti e irrinunciabili». Si parte da enunciazioni generali: «L’università deve contribuire all’innalzamento della conoscenza, trasmettere il sapere alle nuove generazioni e formarle al libero esercizio del pensiero e alla responsabilità sociale». Si parla poi di diritto allo studio, divieto di discriminazioni, o diritto di rappresentanza. Dall’articolo 12 si passa alla didattica e agli esami. Ad esempio, i docenti non possono decidere il voto «dopo aver visto il libretto, perché sono influenzati dai voti precedenti, o chiedendo di vedere i testi su cui abbiamo studiato. Alcuni danno voti più bassi a chi ha le fotocopie». E ancora: «Vogliamo vedere le correzioni degli scritti e sapere cosa abbiamo sbagliato». Chiedono la presenza alle lezioni e agli esami del titolare del corso, «e tempestiva comunicazione anche via Internet in caso d’assenza». Vogliono il diritto a ritirarsi dagli esami senza conseguenze, o che la data dell’appello sia rispettata e comunicata con 2 mesi d’anticipo. E ancora: garanzia del posto a sedere in aula, guida dello studente entro luglio, e l’orario delle lezioni «prima che le lezioni comincino». Sono indicati per gli studenti anche i doveri: da pagare le tasse, a rispettare il lavoro e le competenze dei prof così come la proprietà pubblica.
La richiesta dello Statuto non nasce dalla
convinzione che i diritti siano sistematicamente violati. «A volte
non ci rispettano», ma il punto è un altro: «Se non è scritto da
nessuna parte quali sono i nostri diritti, non si può dire se e
quando sono calpestati. Si può avere un’impressione, una convinzione
soggettiva, ma se non c’è un testo cui riferirsi è più difficile
protestare». Ad esempio, «certe lezioni a Giurisprudenza sono
impraticabili, ma a chi chiede un banco e una sedia rispondono che
fra qualche anno ci sarà una sede nuova». Oppure: come aver
soddisfazione se un docente latita o fa saltare un appello
all’ultimo? Il Coordinamento accoglie spunti e proposte. Si riunisce
lunedì nell’aula E di via Giuria a Fisica. Blog:
www.senatostudenti.blogspot.com. |