E alla Camera saltano le "regole". di R.P. La Tecnica della Scuola, 8.6.2008. Due interrogazioni parlamentari su livelli essenziali di prestazione e sugli organici di fatto hanno esito imprevisto: Garagnani (Forza Italia) si dichiara insoddisfatto, mentre Monai (Italia dei Valori) apprezza le risposte del Governo.
Il
3 giugno scorso il Governo ha risposto in aula a due interrogazioni
proposte dai deputati Carlo Monai (Italia dei Valori) e da Fabio
Garagnani (Forza Italia) rispettivamente sul problema degli organici
e sui livelli essenziali di prestazione del sistema scolastico. Ma forse, ha ironizzato Monai, le tre I di cui parla il programma elettorale della maggioranza significano semplicemente “insegnanti insufficienti e isolati” … Pronta la replica del Governo che ha evidenziato come i tagli di organico siano del tutto coerenti con le norme previste dalla legge finanziaria.
“La determinazione dell'organico di fatto - ha anche aggiunto
Martinat - sarà effettuata allorché i dati riferiti alle iscrizioni
saranno ampiamente consolidati e non più presunti”, lasciando quindi
intendere che c’è ancora spazio per rivedere i tagli previsti dal
decreto sugli organici di fatto. Monai si è dichiarato soddisfatto sia per la tempestività della risposta (la sua interrogazione era stata depositata il 28 maggio) sia per l'impegno espresso dal rappresentante del Governo “a rimodulare, nell'ambito della programmazione dell'organico di fatto, eventuali lacune che attualmente si prefigurano nell'impostazione dell'organico di diritto”. Garagnani ha posto invece la questione più generale delle disparità che si stanno creando nelle diverse realtà territoriali in quanto a suo dire vi sono regioni (Lombardia e Veneto, per esempio) che hanno stanziato fondi adeguati per rendere effettivo il diritto alla libera scelta educativa delle famiglie e regioni che non hanno stanziato neppure un euro (Emilia-Romagna). Martinat ha risposto percorrendo la storia della parità scolastica a partire dalla approvazione della legge 62 del 2000 ed ha precisato che eventuali ulteriori stanziamenti per il sistema paritario potranno trovare spazio in un provvedimento più complessivo del Governo (in altre parole nella prossima legge finanziaria). Nella sua replica Fabio Garagnani si è dichiarato totalmente insoddisfatto della risposta e ha riproposto la questione di fondo: “Ma perché un genitore dell'Emilia Romagna o della Toscana, che intende iscrivere il figlio alla scuola materna o elementare parificata, non può scegliere ed è obbligato a indicare una determinata scuola, mentre il genitore della Lombardia o del Veneto può fare questa scelta? Non credo sia un problema da lasciare solo alle regioni”. Il 3 giugno sono insomma saltate alcune “regole” consolidate del dibattito parlamentare: Monai, membro dell’opposizione, si è dichiarato soddisfatto delle risposte di Martinat, mentre Garagnani non ha nascosto la propria totale insoddisfazione. Se il dibattito sui problemi della scuola seguirà schema, c’è da credere che molte cose potrebbero andare in modo imprevisto: d’altronde c’è già chi mormora che il ddl Aprea potrebbe ottenere su alcuni punti il via libera dell’opposizione o almeno di una parte consistente di essa.
Forse la politica del “no e basta” e del “senza se e senza ma” è
finita davvero o, se continuerà ad essere praticata, non riguarderà
le aule del Parlamento. |