Torino al vertice tra i mega atenei, Padova
brilla con tre facoltà al top.
La pagella delle Università Aurelio Magistà, la Repubblica 10.6.2008 NEL CAMPIONATO italiano delle Università fa festa Torino che primeggia nella classica degli atenei con oltre 40mila iscritti e in quella dei politecnici. Padova, seconda nei mega atenei, si consola, con la graduatoria delle facoltà, dove ne piazza ben tre al top: Economia, Scienze statistiche e Scienze matematiche, fisiche e naturali. Sorrisi per Milano Bicocca che ottiene il voto più alto in assoluto, 108,5 su 110, con la facoltà di Sociologia, e per Architettura di Ferrara che primeggia e stacca le analoghe facoltà dei Politecnici. Il Sud è quasi assente dai primi posti, con l'eccezione di Salerno, prima con Lingue e letterature straniere e di Cosenza che si segnala per i servizi offerti agli studenti. Come ogni anno, le pagelle che la Grande Guida Università di Repubblica, appena uscita in edicola, assegna all'università italiana, fanno discutere. Rettori, presidi e professori i voti li danno per mestiere. Eppure spesso non sopportano di essere giudicati. Tanto è vero che finora la tanto attesa Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, l'Anvur, non è partita. Dal suo giudizio avrebbe dovuto dipendere l'entità dei finanziamenti: più soldi alle università migliori.
Figuriamoci. L'endemica allergia ai voti, che
saranno semplificatori, ma sono chiari e comprensibili da tutti,
continua a imperversare nel mondo universitario. In attesa dell'Anvur,
a dare le pagelle, per il nono anno consecutivo, ci pensa Repubblica
con il Censis e in collaborazione con Somedia, altro partner
dell'iniziativa. Il metodo, naturalmente, è statistico. Si scelgono alcuni indicatori di qualità, e su questi parametri, opportunamente pesati, si elaborano dei giudizi e dei voti. A essere esaminate sono tutte le università pubbliche e le principali università private. A prendere il voto sono gli atenei, divisi in gruppi che tengono conto delle diverse dimensioni, e le facoltà. Ogni anno la Grande Guida Università suscita reazioni e polemiche. E ogni anno si cerca di perfezionare il sistema di valutazione, introducendo tutti i correttivi per ridurre ulteriormente il margine d'errore. A complicare la faccenda c'è il susseguirsi di riforme dell'università, un mondo in continuo cambiamento, anche se non in continuo miglioramento. Quali sono i dati più interessanti che emergono dalle pagelle di Repubblica-Censis? Intanto, si disegna una precisa geografia dell'eccellenza universitaria, che purtroppo registra la grande assenza del sud. Si segnala quindi il primo posto in classifica, nella categoria medi atenei, di Arcavacata di Rende, in provincia di Cosenza, con un voto medio di 93, ottenuto anche grazie al voto massimo, 110, alla voce "servizi", una delle quattro che, insieme a strutture, borse di studio e web, va a comporre le categorie principali (ma non le uniche) valutate per stilare la pagella. Brilla il primo posto di Torino, sia nella categoria mega atenei (con più di 40 mila iscritti) che nei Politecnici. Ma le classifiche più interessanti sono quelle delle facoltà. Premesso che le categorie con meno di cinque facoltà in tutta Italia, per esempio Design o Scienze della comunicazione, non vengono giudicate per scarsità di dati da confrontare, il risultato è particolarmente interessante perché fa globalmente emergere la qualità della provincia italiana. Sui podi, le prime tre posizioni di ogni categoria, le grandi città sono rare: Roma Tre al terzo posto di Architettura, Roma Tor Vergata allo stesso posto di Economia, Roma Sapienza terza a Scienze statistiche, Torino prima a Veterinaria e seconda a Psicologia, Milano presente solo con la facoltà della Bicocca primo a Sociologia e come già detto primo assoluto in termini di votazione. Per il resto, è tutto un trionfo di Padova, Pavia, Trieste, Trento, Bologna, Ferrara, Perugia, Siena. La qualità della vita più alta, ovvero prezzi più contenuti, traffico più leggero, distanze ridotte, rapporti umani più cordiali, si coniuga spesso con un ottimo standard medio negli indicatori esaminati: produttività, didattica, rapporti esteri e ricerca. Indicatori che possono anche essere considerati separatamente: se uno studente, al momento della scelta, ritiene la didattica più importante della ricerca, potrà stabilire una nuova e personale classifica. Oltre le pagelle e l'offerta formativa di tutte le facoltà, anche molto materiale utile per orientarsi e i risultati di due inchieste realizzate ad hoc. Una, tra i presidi, mira ad approfondire quali sono, secondo chi dirige le facoltà, i fattori chiave per il miglioramento dell'università, e rileva che al primo posto è giudicato essenziale migliorare la qualità dei servizi e delle strutture a supporto della didattica. Qualità nell'offrire poi opportunità significative di scambi con l'estero, quindi qualità nel fornire percorsi formativi che si concludano nei tempi curriculari diminuendo ulteriormente il fenomeno, in verità in calo, dei fuori corso. Qualità, infine, nella realizzazione di ricerche di rilevanza scientifica e in collaborazione con università e centri di ricerca di altri paesi. Servizi agli studenti, capitolo primo: per districarsi nella giungla di casa, burocrazia, strutture e costi, un piccolo aiuto arriva dall'Adinsu: l'associazione nazionale degli organismi per il diritto allo studio universitario. Sul sito web (www.adinsu.it) si trovano i link alla maggior parte delle agenzie o aziende regionali per il diritto allo studio. Informazioni e modulistica per borse di studio, sconti per trasporti, servizio mensa, pratiche, alloggio e in alcuni casi lavoro. In alcune regioni (Lombardia, Calabria) è disponibile anche un centro medico. Alla Federico II di Napoli c'è anche un centro di consultazione psicologica, la Statale di Milano offre consulenza legale. La seconda ricerca sugli sbocchi per il lavoro: gli uffici di orientamento di alcune università italiane scelte a campione hanno rilevato i bisogni più sentiti dagli studenti. Al primo posto, con l'80 per cento di ricorrenza, la questione sugli sbocchi professionali. Gli studenti possono orientarsi con gli uffici di job placement di alcuni atenei. I dati tuttavia non sono consolatori: la laurea, una laurea qualsiasi, da sola non garantisce né una rapida occupazione, né retribuzioni più alte rispetto a chi non la possiede.
Un anno dopo aver ottenuto la laurea di primo
livello, solo 39 studenti su cento hanno un lavoro stabile. Ma le
chances cambiano molto in relazione all'università frequentata e al
tipo di laurea: le maggiori possibilità occupazionali, finora, le
hanno avute ingegneri e architetti. Un fatto vero per il passato che
non costituisce affatto una garanzia per il futuro. |