Educazione civica/2. Tuttoscuola, 6 giugno 2008 In Europa l'educazione civica, con varie denominazioni, è contemplata in tutti gli ordinamenti scolastici nazionali, ma solo in una parte di essi costituisce una materia distinta. In Italia, com'è noto, l'educazione civica è stata introdotta nel 1958 in forma integrata con la storia, e questa scelta di farne una attività didattica integrata con altri insegnamenti è stata ribadita e ampliata dalla legge n. 53 (Moratti) e dal vigente Decreto lgs. n. 59 del 2004 sul primo ciclo, che parla di "Educazione alla convivenza civile" con sei ambiti di interesse (educazione alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare e all'affettività). Tra i Paesi che hanno optato per la prima soluzione, quella della materia distinta, si è collocata la Spagna, che a partire dal 2007 ha inserito progressivamente l'insegnamento della materia "Educaciòn para da Ciudadanìa y los Derechos Humanos" nei curricoli delle scuole spagnole ai vari livelli: 50 ore annuali in uno degli ultimi 2 anni della scuola primaria e 35 in uno dei primi tre anni della scuola secondaria di primo grado, nonché nel quarto e ultimo anno di quest'ultima, dove prende il nome di "Educaciòn etico-civica" e nel primo anno della scuola secondaria superiore biennale (Bachillerato), con la denominazione "Filosofia y ciudadanìa". La riforma dovrebbe completarsi con l'anno 2009-2010. Le caratteristiche del modello spagnolo sono state illustrate la scorsa settimana dal prof. Antonio Bolìvar, dell'università di Granada, agli studenti iscritti al Dottorato internazionale di ricerca in Scienze dell'Educazione promosso dall'università di Roma Tor Vergata in collaborazione con l'ateneo spagnolo. Bolìvar ha molto insistito sulla necessaria sinergia tra la nuova materia e le altre che a vario titolo ad essa si collegano, e sul coinvolgimento interattivo della comunità locale nella costruzione dei percorsi didattici.
La
"triangolazione" tra la nuova materia specifica, le altre materie
curricolari e il contesto socio-culturale e istituzionale che
circonda la scuola costituisce comunque una vera e propria
condizione di fattibilità e di successo dell'operazione, resa
oltremodo difficile dalla aperta ostilità della Chiesa spagnola, che
vede in essa un'alternativa laica-laicista all'insegnamento della
religione cattolica, che è invece diventato facoltativo. |