Tra contratti e debiti. Pasquale Almirante, La Sicilia 2.6.2008 Talvolta capita pure che il fustigatore diventi fustigato e si scopre che fra gli assenteisti più accaniti ci sono proprio i politici, i colleghi cioè del ministro Brunetta che, invece di dare l’esempio, sprecano e fannulloneggiano con magistrale sapienza, superando ogni altra categoria di statali. È lo stesso autore della Casta a dircelo ma il ministro della Funzione pubblica vede solo da un lato e non chiarisce nemmeno ai sindacati in quale verso e con quale intensità intende girare la vite del rigore. E non solo, ma non ha avuto titubanza a sostenere nel suo Piano industriale per il settore pubblico, dove si inserisce pure la scuola come se fosse una acciaieria, che non ci sono soldi da mettere nella prossima Finanziaria per il rinnovo del contratto 2008/09 e che bisogna procedere con il licenziare tout court i fannulloni, fra i quali non conteggia però suoi colleghi. Il ministro Tremonti poi dal suo osservatorio non pare assolutamente intenzionato a sistemare nemmeno quei 25 mila precari che Padoa Schioppa si era impegnato a stabilizzare, anche se in misura ridotta rispetto all’impegno di 50mila, deludendo chi s’aspettava addirittura numeri più grossi. Non ci sono soldi disponibili e non ce ne sarebbero nemmeno per garantire la nomina dei supplenti, mentre si comincia a delineare la nuova strategia del ministro nei confronti della istruzione: valutazione delle scuole da parte di organismi terzi; voucher alle famiglie spendibili dove preferiscono anche nel privato; chiamata diretta dei professori da parte delle Istituzioni scolastiche. In questo quadro non certo rassicurante fa capolino la possibilità che il decreto sui debiti scolastici subisca una lieve modifica in ordine alle scadenze. Sembra certo infatti che la ministra Gelmini sia intenzionata a concedere a ogni scuola la facoltà di spostare ai primi giorni di settembre le prove conclusive per il recupero dei debiti, togliendo così ogni rischio di riduzione delle ferie ai professori e consentendo anche ai ragazzi e alle famiglie più serenità organizzativa.
Per attuare questo piano però sembra
indispensabile spostare l’inizio del novo anno scolastico al 20
settembre, cosa complicata visto che il calendario è di pertinenza
di ogni singola Regione e che gli ex provveditorati hanno da
definire l’organico di fatto, ricostruibile sul numero complessivo
di alunni, prima che la campanella suoni. |