Parità/4. Tuttoscuola, 13 giugno 2008 In che direzione si muoveranno il governo e la "cattolica" Gelmini, come il presidente Berlusconi l'ha voluta qualificare (insieme al sottosegretario alla salute Fazio) nell'incontro con Benedetto XVI? Per ora si possono fare solo ipotesi. Qualche giornale ha accennato a un intervento per la fornitura gratuita dei libri di testo agli allievi delle scuole paritarie fino a 16 anni, una misura certamente non risolutiva, e che comunque andrebbe incontro alle esigenze delle famiglie più che a quelle delle scuole. Un'altra ipotesi, più consistente, ma più onerosa per le casse dello Stato, sarebbe quella della detassazione delle spese, in particolare delle rette pagate dalle famiglie, magari fissando un tetto per evitare di favorire le famiglie più facoltose e le scuole paritarie più costose. Una variante di questa ipotesi potrebbe essere quella del "buono scuola", una somma nominale che le famiglie potrebbero indirizzare alle scuole paritarie scelte per i propri figli. Questa soluzione avrebbe il vantaggio di aumentare la concorrenza tra le scuole paritarie interessate ad attirare i buoni, e in questo contesto quelle cattoliche avrebbero le loro carte da giocare. Si tratterebbe sempre, come si vede, di interventi non rivolti direttamente alle scuole, ma indirizzati prioritariamente alle famiglie, in senso lato riconducibili alla categoria del "diritto allo studio", e giudicati quindi da alcuni meno contrastanti con il principio del "senza oneri per lo Stato", interpretato come divieto assoluto.
In
un'ottica più ampia, in qualche modo riconducibile alla
interpretazione autentica del "senza oneri" datane dagli inventori
della formula, Corbino e Codignola, si collocherebbe invece un
finanziamento diretto delle scuole (il grant delle scuole
anglosassoni), che potrebbe essere assegnato dallo Stato o dalle
Regioni sulla base di indicatori oggettivi di qualità e di equità
del servizio reso dalle singole scuole paritarie: un criterio che in
forma diversa potrebbe essere adottato anche per incentivare il
miglioramento dell'offerta formativa delle scuole statali. Un'idea
che si affacciò a metà degli anni ottanta in ambito socialista in
alternativa al buono scuola proposto da Claudio Martelli, e che fu
portata all'attenzione dall'allora presidente del Consiglio Craxi. |