"Così è sempre più a rischio la continuità didattica nelle classi"
Scuola, il valzer dei prof Novità per un terzo degli studenti. Le famiglie protestano Salvo Intravaia, la Repubblica del 12/1/2008
ROMA - C´era una volta
la continuità didattica. Ogni anno 4 insegnanti su 10 cambiano scuola
o sono costretti a cambiare classi. Tra pensionamenti, trasferimenti,
supplenze, "cattedre a 18 ore" e altri "marchingegni normativi", oltre
un terzo degli alunni italiani anche durante lo stesso anno assiste ad
un valzer degli insegnanti che non ha precedenti. Per una consistente
fetta di alunni delle scuole statali completare un ciclo di studi con
la stessa squadra di docenti è ormai quasi impossibile. La cosiddetta
continuità didattica, considerata indispensabile per un buon
apprendimento si è trasformata in una specie di lotteria.
L´immancabile balletto di maestre e professori fa disperare
soprattutto mamme e papà. «Il problema è particolarmente sentito dai
genitori», conferma Angela Nava, presidente del Coordinamento genitori
democratici, che continua: «Il grosso delle lamentele si registra
prima della pausa natalizia, quando le graduatorie dei supplenti
vengono aggiornate e le scuole procedono a nuove nomine. Ma anche per
il turn-over riguardante il sostegno: sono tantissimi i genitori che
ci chiedono come fare a mantenere lo stesso insegnante dell´anno
precedente». Eventualità che, per una serie di complicate ragioni,
quasi sempre non si realizza. Per comprendere il fenomeno è meglio
affidarsi ai numeri. Le cattedre attualmente funzionanti nella scuola
italiana sono poco più di 776 mila con un numero di docenti a tempo
indeterminato pari a 706 mila. Tutto il resto dei posti è occupato da
supplenti annuali e fino al termine delle attività didattiche (fino al
30 giugno), ma anche da supplenti temporanei che si contendono un
numero imprecisato (tra 40 e 60 mila) di spezzoni di cattedra:
frazioni inferiori alle 18 ore settimanali. Per soli trasferimenti lo
scorso mese di settembre hanno cambiato scuola oltre 73 mila
insegnanti (a fronte di oltre 130 mila richieste), pari all´11,1 per
cento del totale. I pensionamenti nel 2007 hanno toccato quota 42 mila
(quasi il 6 per cento dei titolari in servizio) e sui supplenti che
cambiano scuola praticamente ogni anno non ci sono ancora numeri
definitivi. Due anni fa erano 124 mila, l´anno scorso 120 mila, (il
15,5 dei docenti in servizio). Dopo le 50 mila assunzioni decise dal
governo e effettuate la scorsa estate, i precari sono calati di
qualcosa ma non di molto visto che i pensionamenti hanno per buona
parte compensato i nuovi arrivi. Trasferimenti, pensionamenti e
supplenze determinano una mobilità dei docenti che supera il 32 per
cento. Ma ci sono altri complessi "meccanismi", alcuni dei quali non
contabilizzati, che aggravano la situazione portando i numeri a
ridosso del 40 per cento. Distacchi sindacali e all´università,
comandi presso gli uffici centrali e periferici dell´amministrazione
scolastica, assegnazioni provvisorie e utilizzazioni (per un solo
anno), insegnanti inidonei, "cattedre a 18 ore" e, soprattutto, le
supplenze assegnate dalle stesse scuole in base alle graduatorie
d´istituto. «Ci sono classi che cambiano due o tre professori anche
nel corso dello stesso anno perché le graduatorie d´istituto vengono
aggiornate ad anno ampiamente iniziato. Per apprendere occorre
instaurare una relazione con l´insegnante ma se questi cambiano di
continuo come si fa?», si chiede Irma Caputo, dell´Unione degli
studenti. «Possibile - sbotta la Nava - che in un paese democratico
non si riesca a trovare una soluzione?». E anche quando il prof non si
sposta in un´altra scuola, a causa del meccanismo che obbliga i
dirigenti scolastici ad assegnare 18 ore di insegnamento a tutti i
docenti, spesso, gli stessi sono costretti a cambiare le classi da un
anno all´altro. Basta infatti che si formi una classe in più o in meno
per rivoluzionare l´assegnazione delle cattedre ai professori. Per
limitare il balletto dei docenti ad una valore "fisiologico" al
ministero si stanno dando da fare. «La continuità didattica - dichiara
Mariangela Bastico, vice ministro della Pubblica istruzione - è un
valore per la qualità della scuola. Il grosso del fenomeno è
determinato dai precari che stiamo contribuendo a stabilizzare
attraverso le 150 mila assunzioni varate l´anno scorso. Con l´ultima
Finanziaria abbiamo deciso di stabilizzare la maggior parte degli
insegnanti di sostegno. Ci stiamo anche adoperando per evitare il
cambio dei supplenti in corso d´anno e per limitare le sostituzioni
nei settori cruciali». |