Elezioni/1.
In caso di pareggio la scuola vince o perde?
da
Tuttoscuola, 25 febbraio 2008
I principali schieramenti politici si
vanno assestando in vista delle elezioni, e tra le ipotesi
affacciatesi negli ultimi giorni c’è anche quella di un sostanziale
pareggio, cioè di un esito delle elezioni, soprattutto al Senato, che
riprodurrebbe le difficoltà già incontrate da Romano Prodi nella
legislatura che si sta concludendo.
A un esito di questo genere, per evitare l’avvitamento della crisi in
una successione di governi deboli e ricattabili, si potrebbe porre
rimedio, secondo alcuni, con un governo di "larghe intese", fondato
cioè su una larga maggioranza, con la partecipazione dei due
principali soggetti politici in campo, il PD e il PDL.
L’ipotesi non è del tutto teorica, perché è stata prima ventilata e
poi smentita da Silvio Berlusconi, e viene prospettata, per
condannarla, dalla sinistra "Arcobaleno", che ne fa uno dei principali
cavalli di battaglia della sua campagna elettorale contro i due
partiti maggiori.
Ma quale sarebbe il destino della scuola, della politica scolastica,
nello scenario delle larghe intese? C’è da ritenere che il quadro
politico sarebbe dominato dalla ricerca prioritaria di accordi su
nuove regole (elettorali e costituzionali), volte ad aumentare la
governabilità delle istituzioni, cui si aggiungerebbe, probabilmente,
qualche forma di accordo sul governo dell’economia, necessitato dalla
situazione dei conti del Paese e dalle pressioni internazionali. Per
la scuola, se questo dovesse essere lo scenario, e considerate le
posizioni oggettivamente distanti che separano attualmente il PD e il
PDL, il rischio sarebbe quello del rinvio delle decisioni più
importanti. Il che, per la scuola, che di tali decisioni ha bisogno,
significherebbe perdere.