Aosta, l'uomo farà il guardiano o il magazziniere
Veltroni: "Mano dura in tribunale, ma anche cure"

Pedofilia, subito trasferito
il professore condannato.

L'insegnante ieri un aula: "Non sono un mostro". Si muove il Csm

dal nostro inviato Niccolò Zanncan, la Repubblica del 24.2.2008

 

AOSTA - Un plotone di telecamere davanti all'uscita della scuola media di Pont Saint Martin. I genitori aspettano nervosi: "Davvero ha ripreso ad insegnare?". Sì, ma ieri all'ora di pranzo, il professore di musica condannato in primo grado per diffusione di materiale pedopornografico, è uscito da scuola dalla porta secondaria, in lacrime: "Non sono un mostro - spiega - ho fatto agli alunni un discorso chiaro. Sono tornato in classe contro la mia volontà. Avrei voluto evitare tutto questo. Sono ancora disposto ad accettare qualsiasi impiego alternativo lontano dal pubblico e possibilmente vicino a casa".

Se le sue intenzioni sono sincere, lunedì mattina il professore "pedofilo", 45 anni, due figli minorenni e una moglie che insegna catechismo, sarà accontentato. Sono già pronte due soluzioni alternative. Magazziniere in un ufficio regionale di Pont Saint Martin, oppure guardiano di Castel Savoia a Gressoney. Due lavori vicini a casa e lontani dal pubblico. Ma l'ultima parola spetta a lui. "Perché a questo punto è il professore che deve chiedere il distacco e quindi il trasferimento - spiega il presidente della Regione Valle d'Aosta, Luciano Caveri - la sentenza non lascia margini di manovra: doveva essere reintegrato al suo posto".

Il principio giuridico dice: "Ne bis in idem". Non si può essere condannati due volte per lo stesso reato. E visto che il professore era già stato sospeso durante la fase delle indagini preliminari, non poteva esserlo ancora dopo la condanna a due anni di carcere del marzo 2007. Il giudice del Lavoro Eugenio Gramola - lo stesso magistrato che in primo grado ha condannato a trent'anni Annamaria Franzoni - gli ha dato ragione.

Ora però ci sarebbe una via d'uscita. Per tutelare gli studenti, i genitori e lo stesso insegnante, in attesa degli altri gradi di giudizio: "La nostra speranza è che dopo questo clamore mediatico accetti le offerte che gli avevamo già fatto nei giorni scorsi - spiega Caveri - ma sia chiaro: nessuna promozione. Altrimenti finisce che trasformiamo il lupo in cappuccetto rosso".

Ieri il presidente di An, Gianfranco Fini, ha commentato così: "Credo se un magistrato rimette in cattedra un insegnante condannato per pedofilia, si ha la riprova che tra la giustizia italiana e il buonsenso c'è un corto circuito. Mi rifiuto di pensare che non ci fosse un modo per impedire una vergogna del genere". Poi ha rilanciato la proposta della castrazione chimica: "Che non è una pena ma una cura".

Una posizione non lontana da quella espressa dal leader del Pd, Walter Veltroni: "Non voglio che una persona accusata e condannata per pedofilia possa tornare ad insegnare nelle scuole. Ci vuole la mano dura, sia con le cure sia dal punto di vista giudiziario". Ora il caso potrebbe finire all'attenzione del Csm.

Tutto era nato nel 2001 da un'inchiesta della polizia postale di Bari. Un agente provocatore in rete aveva chiesto al professore se aveva delle immagini da scambiare. Fotografie pedopornografiche. E lui, proprio dal computer della scuola, le aveva inviate.