La scuola
nel programma del PDL.
da
Tuttoscuola, 19 febbraio 2008
Per ora una vera e propria piattaforma
programmatica non è stata presentata dalla neonata formazione politica
derivante dalla confluenza in un’unica lista elettorale dei due
maggiori partiti del centro-destra, Forza Italia e Alleanza Nazionale.
Qualche accenno l’ha fatto il candidato premier Berlusconi, che in
materia di istruzione si è limitato a lodare la riforma Moratti ("una
grande riforma", ha detto), lasciando capire – come per il ponte di
Messina – che un eventuale futuro governo di centro-destra
ripartirebbe dal punto a cui era arrivato il precedente governo da lui
stesso guidato prima delle elezioni del 2006.
Ma in questo modo il neonato PDL rischierebbe di apparire vecchio e
ripetitivo, più legato al passato che al futuro, e di lasciare al PD
di Veltroni il vantaggio di muoversi sul terreno e con le parole
d’ordine del cambiamento, dell’innovazione, del merito: parole
d’ordine che il segretario del PD ha ora la possibilità di utilizzare
credibilmente, avendo consumato, anche attraverso una scissione del
suo partito di provenienza, la "rupture" a sinistra.
Il centro-destra, che dopo la decisione dell’UDC di non entrare nel
PDL rischia di apparire sbilanciato a destra, avrebbe tutto
l’interesse a non farsi trovare scoperto sul versante dell’elettorato
moderato di centro, che non gradirebbe, dopo i quasi due anni di cauto
riformismo "buonsensista" di Fioroni, di azzerare tutto e tornare
indietro, per esempio sulla vexata quaestio del destino degli istituti
tecnici e professionali. Meglio sarebbe ripartire dalla situazione
attuale, e guardare avanti senza pregiudizi, cercando il dialogo, e
non lo scontro con un partito, come il PD, che si mostra disponibile
all’innovazione anche rispetto a quanto il centro-sinistra
"tradizionale" ha realizzato in passato.