Valle d'Aosta, l'insegnante condannato in primo
grado per scambio
di materiale pedopornografico ha tenuto un'ora di lezione in una terza
media
Torna in classe il prof reintegrato.
"Su di me scritte molte falsità".
Il docente:
"Ho solo chiesto di riavere il mio stipendio per poter mantenere la
famiglia"
Il ministro Fioroni:
"Si può essere reinseriti in funzioni diverse da quelle
dell'insegnamento"
la Repubblica
del 23.2.2008
AOSTA - Si è presentato
questa mattina regolarmente nella scuola media della bassa Valle
d'Aosta e ha tenuto un'ora di lezione ad una classe di terza. E' stato
un giorno di lavoro come tanti oggi per l'insegnante valdostano di
musica, M.F., 45 anni, condannato in primo grado a due anni e 3.000
euro di multa per diffusione, divulgazione e pubblicizzazione di
materiale pedopornografico. Il professore: "Non sono il mostro che
tutto il mondo pensa".
Il docente è stato riammesso a scuola dal giudice del lavoro del
tribunale di Aosta, dopo una sospensione disposta dalla
Sovrintendenza. Ieri era andato nella segreteria scolastica per
conoscere l'orario delle lezioni nelle sette classi dove insegnerà,
dalla prima alla terza media.
Stamane gli alunni del docente erano tutti presenti, così come i
colleghi in servizio oggi. "Le lezioni - ha commentato la dirigente
scolastica della scuola media - si stanno svolgendo in maniera
regolare e il più possibile serena, per quanto la situazione sia molto
delicata". Ancora oggi la responsabile dell'istituto ha avuto numerosi
colloqui con genitori e ragazzi: "Sto spiegando con la massima
chiarezza le ragioni della situazione".
Il professore era stato coinvolto nel 2001 in un'inchiesta della
polizia di Bari: gli inquirenti lo avevano accusato di scambiare foto
pedopornografiche e di 'chattare' con altri pedofili utilizzando il
computer della scuola dove lavorava. Da lì il rinvio a giudizio e la
condanna in primo grado.
L'insegnante in una intervista al Gr Rai ha definito "una grande
falsità" la notizia di una sua richiesta di una promozione per non
tornare più a insegnare. Al giornalista che l'ha intervistato ha
detto: "Non sono il mostro che tutto il mondo pensa. Sono stato messo
alla gogna per sei anni di fila... in continuazione, sui giornali...
Lo capisco benissimo che i minori vanno tutelati, ma minori sono anche
i miei figli, che ho a casa. I miei figli - le garantisco - che non
sono stati tutelati".
Rispondendo poi alla domanda se non ritiene che ci sia, un problema di
opportunità, nel rientrare in quella scuola ha detto: "Io sono andato
di fronte a loro, e ho chiesto: 'per favore io sono padre di famiglia.
Ho dei minori a casa. Con 800 euro di stipendio, e mia moglie che
lavora part-time, non posso andare avanti a vivere cosi': datemi un
posto, da qualsiasi parte, purché mi ridiate il mio stipendio, visto
che fino a che uno non arriva in Cassazione non è condannato". Quello
ho chiesto, null'altro".
E della vicenda parla anche la moglie del professor valdostano. "Nel
luglio scorso, in fase di conciliazione all'Ufficio del Lavoro - ha
detto la donna all'Ansa - ha chiesto un nuovo impiego per cercare di
trovare una soluzione, certo non essere trasferito dall'altra parte
della Valle perchè sarebbe stato per lui impossibile, ma chi
rappresentava la Regione ha detto che non c'erano possibilità" ha
precisato la signora. E ancora: "Anche prima dell'udienza davanti al
giudice del lavoro è stato chiesto all'avvocato della Regione se c'era
la possibilità di individuare una soluzione, ma ancora una volta ci è
stato detto di no; eppure quando vuole la Regione trova le soluzioni
per trasferimenti o nuovi incarichi per il proprio personale".
Quello che più turba la signora e la situazione vissuta dai due figli.
"Una e a casa con me e cerco di farle capire cosa sta succedendo, ma
l'altro frequenta le medie e non so proprio in che stato d'animo
tornerà a casa oggi. Davanti alla scuola ci sono televisioni e
giornalisti e mio marito non può uscire dalla scuola". Infine la
signora precisa che il marito ha fatto appello contro la sentenza di
condanna, ma l'udienza presso il Tribunale di Torino non è stata
ancora fissata.
"Non commento le sentenze ma credo che, di fronte a una condanna di
primo grado di un insegnante per reati legati al commercio di
materiale pedopornografico, abbiamo un dovere in più, quello di
tutelare anche la sensibilità degli studenti, delle famiglie e della
scuola nel suo insieme. E neanche è possibile ignorare che, a scuola,
queste sensibilità coinvolgono minori in un'età delicata", ha
affermato il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni.
"Credo poi - ha aggiunto il ministro - che non si possa abdicare mai
all'osservanza del principio di precauzione per cui, ferme restando le
prerogative di chi subisce il procedimento giudiziario, si può essere
reinseriti in funzioni diverse da quelle dell'insegnamento".
"Il ministro parla di una sentenza che non conosce - ha replicato il
presidente della Regione Valle d'Aosta, Luciano Caveri, annunciando il
ricorso in Appello contro la decisione del giudice del lavoro - dato
che nel dispositivo non sono poste alternative ma il reintegro nel suo
incarico. Noi abbiamo fatto delle proposte che non sono state
accettate".
La vicenda potrebbe finire all'attenzione del Csm. "Solleciterò tutte
le iniziative opportune - ha annunciato il consigliere Fabio Roia -.
Il Csm ha il dovere di vederci chiaro, per la credibilità della
funzione giudiziaria, soprattutto in una fase delicata come questa".
Obiettivo dell'intervento di Palazzo dei marescialli, secondo Roia,
dovrebbe essere non un controllo sul merito del provvedimento, che il
Csm non può fare, ma una verifica sulle "regole procedimentali
seguite".