La fotografia scattata dall'Osservatorio
democratico e i riscontri della magistratura
Milano, palestra e birreria
e la voglia di essere contro.
Paolo Berizzi, la Repubblica
del 23.2.2008
MILANO - Franco la felpa
col marchio calci&pugni la porta al contrario con le maniche tirate
su. Dice che così - con la scritta sulle spalle - "fa brutto", che
tradotto dallo slang dei giovani milanesi sarebbe "mette paura".
Franco ha il cuore molto nero e tifa molto Inter, curva Nord fisso,
"se c'è da menare non mi tiro indietro". Il suo liquido preferito è la
birra scura della Guinness di Dublino. Ultimo libro letto: "Io, l'uomo
nero" di Pierluigi Concutelli. "Un grande - si fa serio - l'ho visto
l'altra sera in tivù. Coerenza e dignità sempre, perché se hai ucciso
mica puoi fare l'abbaione" (parlare a vanvera).
Quelli come Franco hanno 25 anni e tanta voglia di fascismo. Lavorano
(lui fa il marmista) o studiano Legge fa lo stesso: intanto hanno già
deciso che la vita colorata di bruno intenso è più bella. Stanno
arroccati nei vecchi e nuovi fortini del Nord opulento. Si incontrano
nelle sezioni di Forza Nuova e Fiamma, nelle curve di San Siro e
all'università. Allenano muscoli e ugole nelle palestre di pugilato e
nelle birrerie. Si fanno contagiare, per volontà ideale o per osmosi,
dal battito del "Cuore nero". Che non è solo il primo centro sociale
milanese di estrema destra. È un progetto strutturato. Il tentativo
dell'estremismo nostalgico di risollevare la testa dopo anni di
silenzi e inchieste che ne avevano accorciato il passo.
Vai a dare un'occhiata su YouTube... ", mi suggerisce Franco come
fosse un'avvertenza per l'uso. I link da caricare, quelli a cui tiene
di più, sono: "Manifestazione ultras Inter per Gabriele Sandri" (12
novembre 2007) e "Prodi contestato in Cattolica" (18 gennaio 2007, con
fischi, saluti romani e croci celtiche). "Se guardi bene mi vedi, là,
in mezzo al casino". Quel 18 gennaio 2007 è una data di nascita: Cuib,
Cattolica. Letteralmente "Comitato universitario iniziative di base".
Meno letteralmente, e tolta la vernice, la stessa sigla di uno dei
nidi da cui era sorta la "Guardia di Ferro" filonazista di Cornelius
Codreanu.
A Milano e in Lombardia, una vita dopo i sanbabilini, c'è un "Cuore
nero" che pulsa. Visto dall'esterno può apparire come una ristretta
enclave di nostalgici. In realtà, sotto c'è di più. Cose che le nuove
leve, forse, persino ignorano. Sponde istituzionali. Contatti con
terroristi ex Nar. Intrecci con le famiglie della ndrangheta calabrese
e della mafia siciliana trapiantate a Milano. Il tutto condito con una
massiccia opera di proselitismo tra i giovani. Fianco a fianco, nelle
sacche nere della grande metropoli, s'ingrossano le fila di naziskin,
nostalgici della Rsi e ultrà di Inter e Milan.
La fotografia scattata dall'Osservatorio democratico (curato da
Saverio Ferrari) trova riscontri nelle indagini della magistratura. Ce
n'è una che Repubblica ha già raccontato. Quella sui rigurgiti di neo
nazismo che hanno come alveo la provincia di Varese (pm Maurizio Grigo
e Luca Petrucci). Nelle pieghe dell'inchiesta (ancora in corso, sin
qui 50 indagati e due arrestati) sono saltati fuori nuovi collegamenti
e sta venendo alla luce una struttura a cerchi concentrici. Che
sconfina oltre la provincia varesotta, abbraccia Milano e la sua vasta
cintura, e scende fino a Roma.
Alcuni dei personaggi che si muovono su questo asse sono riconducibili
a "Cuore Nero", il centro sociale che doveva nascere in viale Certosa
a Milano ma che è stato bruciato l'11 aprile scorso prima che venisse
inaugurato. La sede era un negozio di lapidi mortuarie di fronte al
cimitero Musocco, a due passi dunque dal mitico Campo Dieci dove
riposano alcuni soldati delle SS. Ma chi sono i fondatori di Cuore
Nero? Roberto Jonghi Lavarini, ex presidente di Zona 3, già dirigente
di An (terzo dei non eletti a palazzo Marino) e Alessandro Todisco,
leader degli "Irriducibili" dell'Inter e proprietario della linea di
abbigliamento "Calci&pugni", già Azione Skinheads, condannato a un
anno e un mese per istigazione all'odio razziale e partecipazione a
struttura clandestina.
Le mani che tessono la paziente tela della Cosa Nera appartengono a
personaggi noti dell'estremismo meneghino. Quelli che si riconoscono
nella firma "I camerati", alias del Comitato per Sergio Ramelli (lo
studente di destra ucciso il 13 marzo 1975 da militanti di Avanguardia
Operaia). Presidente del comitato, dopo la morte del militante di
Ordine Nuovo Nico Azzi (al suo funerale nella chiesa di Sant'Ambrogio,
c'era anche il vicepresidente di An Ignazio La Russa), è Luca Cassani
detto "Kassa", inquisito nel '97 per l'accoltellamento di un
consigliere comunale del Prc (poi successivamente prosciolto) e oggi
tra i leader dei Guerrieri ultras, il gruppo egemone del tifo
milanista. Suo compagno di tifo è Alessandro Pozzoli detto "Peso", ex
assessore di Opera e responsabile locale dell'associazione culturale
Area, indagato per le guerre intestine - pestaggi e pistolettate -
nella curva rossonera.
I modelli di riferimento sono nomi "di richiamo": Remo Casagrande,
picchiatore missino degli anni '70, Cesare Ferri, accusato e poi
assolto per la strage di piazza della Loggia a Brescia, e Maurizio
Murelli, condannato per aver ucciso nel 1973 un poliziotto a Milano.
L'orbita nera milanese, a caccia di territori prima inesplorati, è
sempre in bilico tra una miriade di gruppi, Alleanza Nazionale, e
persino ambienti della malavita organizzata. A Quarto Oggiaro,
periferia Nord-Ovest, alle ultime elezioni amministrative le influenti
famiglie Carvelli, Di Giovine e Crisafulli non hanno fatto mancare il
loro appoggio ad alcuni candidati di An.
Ci sono foto che ritraggono assieme Jonghi Lavarini (in corsa per An)
e Salvatore Di Giovine detto "Zio Salva", della nota famiglia
calabrese da sempre implicata nel traffico e nello spaccio di droga
nella zona. In altre foto, altri politici sono immortalati accanto a
Ciccio Crisafulli, nipote ed erede del boss Biagio "Dentino"
Crisafulli. Intrecci arditi. Favori concessi per tornaconto o in nome
di vecchie amicizie. Come il posto di lavoro fittizio che Lino
Guaglianone, un tempo tesoriere dei Nar, oggi ricco imprenditore già
candidato alle ultime politiche con l'Azione sociale di Alessandra
Mussolini, trovò nella sua palestra di Novate Milanese a Gilberto
Cavallini, plurimomicida ergastolano ex Nar. Di Guaglianone è anche la
palestra Doria di via Mascagni. Tra i ragazzi la Doria è considerata
la palestra "vera", non "fighetta". Quella che è anche un po' palestra
di vita. Pugni, tifo ultrà, "azioni" universitarie e militanza
politica. Perché il cuore nero "fa brutto".