A Roma i "camerati" sfondano nelle elezioni nei
licei e nelle università
Al Nord si alleano con gli ultras da stadio e i reduci dell'estremismo
anni '70
Il cuore nero dei giovani d'Italia.
Viaggio alla scoperta dell'ultradestra.
Tra nuovi slogan e
vecchi ideali, identikit del "balilla" del 2008
Concita De Gregorio la Repubblica
del 23.2.2008
ROMA - I balilla che
governano la "Cosa nera", parlamento delle scuole romane, non si
riconoscono dalla divisa: non ce l'hanno. Nemmeno quella diffusa sui
giornali da foto d'archivio: ray-ban a goccia specchiati e bomber di
pelle, capelli cortissimi. Non si usa più: sono i più grandi semmai a
bardarsi ancora così, gli ultra ventenni e Cesare Previti quando si
veste da giovane, la domenica mattina. I ragazzini di 15-17 anni
eletti in liste di destra che gestiscono gli 80mila euro della
Consulta provinciale studentesca insieme alla gloria di aver
defenestrato la sinistra da sempre al potere sono indistinguibili da
migliaia di loro simili.
Andrea Moi, 17, presidente della Consulta, è un adolescente con la
voce ancora sottile, secondo di tre figli cresciuto in mezzo a due
sorelle, vive a Roma Sud - Colli Albani - e va a scuola al Terzo
istituto d'arte, fermata della Metro Giulio Agricola. Milita in Azione
giovani da quando aveva 13 anni, è in consulta da quando ne aveva 14.
Dice che "un tempo a scuola in assemblea si parlava solo di temi
difficili e lontani dagli interessi dei ragazzi tipo l'Europa, gli
anni Settanta. Ora finalmente di discute di cose che interessano a
loro: il caro cd, il caro libri". Va così e attenzione a sottovalutare
o liquidare con spallucce la portata dell'onda.
Le battaglie sono per utilizzare l'aula di informatica, mettere i
pannelli solari sul tetto, fare più ore di educazione fisica e più
gite "a contatto con la natura", possibilmente senza telefonino perché
"lo spirito se ne giova". Per avere libri di testo non obbligatori,
insomma non studiare la storia solo sul Villari, ma almeno
affiancarlo, dice Moi, a "un libro che mi dica che la Rivoluzione
francese è stata anche una carneficina e che non liquidi in tre righe
la rivolta di Vandea".
A Roma otto anni fa gli studenti di destra eletti nel Parlamento dei
ragazzi erano 20 su 400. Oggi sono la maggioranza assoluta, più di
200. Decuplicati. Marco Perissa, 25 anni, responsabile scuola per Roma
di An: c'era allora e c'è adesso. Nel '99 era uno dei consiglieri
della Consulta, "facemmo il libro bianco sull'edilizia scolastica".
Dice: "Ha vinto la destra perché ha perso la sinistra. Ci siamo
inseriti nell'antipolitica e abbiamo rubato voti alla sinistra
ideologica. Le abbiamo opposto una destra pragmatica: non tutti gli
studenti che ci votano sono di destra, anzi. Ci votano perché facciamo
le cose. Perché gli anni Settanta sono lontani e non si può restare
lì, perché pensiamo all'oggi".
Dunque vediamo, oggi. Oggi al Tufello, periferia romana, c'è qualche
centinaio di studenti di sinistra che sfila in mezzo ad una
impressionante saracinesca di polizia: ricordano Valerio Verbano,
studente dell'Archimede ucciso dai fascisti nell'80, sua madre apre il
corteo. Esprimono solidarietà a Simone, ex studente dell'Aristofane di
Vigne Nuove picchiato qualche giorno fa da una spedizione punitiva del
Blocco studentesco, falange scolastica della Fiamma.
Il Blocco - sede principale a Casa Pound, centro sociale di destra -
ha conquistato quest'anno 55 rappresentanti alla Consulta. Uno di loro
è Giorgio Evangelisti, 17 anni, studente del Convitto nazionale fin da
quando era in terza elementare. Il Convitto è la scuola della classe
dirigente, fama di rigore estremo. Giorgio dice che "è l'ora di
finirla con questa storia che siamo violenti e razzisti. Al corteo per
le foibe c'erano quattro ragazzi di colore, uno di loro è attivista
nella sezione di Roma Nord. Picchiare ci si picchia, ogni tanto,
succede da sempre. Però quando noi abbiamo fatto volantinaggio davanti
al Tasso due mesi fa sono venuti a menarci con caschi e bastoni, una
cosa organizzata, non dico bugie, e non ne ha parlato nessuno. Fa
notizia, la violenza, solo quando fa comodo a sinistra". Non è proprio
così, questa è una versione di Giorgio, parte in causa.
Dice anche che è una bugia che la destra cresca solo in periferia e la
sinistra mantenga le roccaforti del centro storico. Vediamo la mappa
delle scuole, come è cambiata. Fortino del Blocco è il Farnesina,
scientifico di Vigna Clara: è lì che è cominciata la prima occupazione
della Destra "perché non se ne poteva più di far lezione nei
container, ci pioveva dentro". Due del Blocco sono eletti al liceo
classico Visconti, piazza del Collegio romano, la sede del processo a
Galilei. Al Righi, lo scientifico più rinomato della città, il
rappresentante di istituto è di Azione studentesca, braccio nella
scuola di Azione giovani. Il Giulio Cesare, un tempo classico di
destra, ha oggi un esponente di sinistra e uno cattolico. Restano
"rossi" il Mamiani, il Virgilio, il Tasso.
La destra va fortissimo allo scientifico dei Parioli, l'Azzarita, dove
il Blocco raccoglie firme per far intitolare l'aula magna a Nanni De
Angelis. "Sa chi è? - domanda Evangelisti - un ragazzo degli anni
Settanta". Due consiglieri di destra sono stati eletti al classico
Nomentano, uno allo scientifico Benedetto da Norcia, due al tecnico
Armellini di San Paolo fuori le mura. Non si parla solo di Ostia,
dunque. Andrea Moi cita il coraggio del giovane eletto con As al
Machiavelli di via dè Volsci, quartiere San Lorenzo, roccaforte
storica della sinistra radicale, Radio popolare e controcultura
militante. "Però non lo nomini per favore perché magari a scuola non
lo sanno che è di destra". Ecco, magari non lo sanno.
La novità è che il 65 per cento degli studenti romani ha votato a
destra ma magari, una parte almeno, non lo sa. Azione studentesca ha
uno slogan che dice "Contro lezioni tristi e grigi professori, per una
scuola capace di divertire e unire": un programma capace di
raccogliere l'unanimità dei consensi. Quando il Blocco chiede "più ore
di ginnastica" non lo fa esponendo un manifesto di prestanza fisica
neomussoliniana, sui manifesti delle elezioni scolastiche ci sono gli
eroi del film western e Bart Simpson quello dei cartoni animati, e poi
fare più ginnastica vuol sempre dire fare meno greco e estimo. Per
arrivare allo scacco del due a uno (la Cosa nera vede 15 consiglieri
alla destra, 10 alla sinistra) le due liste romane di destra, fra i
quattordicenni, hanno fatto "propaganda sulle cose".
Aule più belle, libri e cd meno cari, più ginnastica e più gite.
L'anticomunismo un sottile sottofondo, scenario per ora marginale.
Intanto stare meglio, divertirsi di più. Poi è alle manifestazioni
politiche che tornano fuori i simboli, le croci runiche e le aquile.
Arrivano i venti e anche trentenni, lì. Sono loro che menano la danza.
L'8 febbraio era previsto un convegno della Consulta al teatro
Brancaccio. Tema: "Istria, Slovenia, Dalmazia: anche le pietre parlano
italiano". Dopo tanti convegni sulla Resistenza, dicono i balilla, ora
che il vento è cambiato finalmente uno sulle foibe.
Perissa, il responsabile scuola: "Purtroppo 15 attivisti del
collettivo del Virgilio hanno tirato un fumogeno nel teatro, Costanzo
ha ritirato la disponibilità della sala, duemila studenti pacifici
sono rimasti per strada. La riprova questo che non è un paese libero".
Le cronache di quel giorno raccontano una storia diversa. Scontri
violenti in via Nomentana fra adulti neofascisti e studenti delle
scuole del centro. Nel blog di Casa Pound però c'è scritto che non
bisogna leggerli i giornali. La verità è nella "forza dell'azione". La
rivoluzione è la nostra: "Sveglia bastardi, la ricreazione è finita".
Marx, ha stancato: "Dopo Marx, aprile". Una nuova primavera
invisibile, per alcuni inconsapevole. Ma si sa che la coscienza
politica si forgia con costanza: a tredici anni voti per la gita in
Abruzzo, a sedici per i computer nuovi in aula d'informatica. Le foibe
dopo, c'è tempo.