Cosa bolle in Francia

Enseignants :
une revalorisation qui a tout pour déplaire
Education. Tollé des syndicats après des fuites sur le rapport de la commission Pochard.

Insegnanti:
una rivalorizzazione che ha tutto per non piacere.
Educazione. Sollevazione dei  sindacati dopo la fuga di notizie sul rapporto della commissione Pochard.

di Véronique Soulé,  Liberation del 4.2.2008

 

Creata per rimediare al malessere degli insegnanti, la commissione Pochard rischia fortemente di aggravarlo. Dopo l’audizione di una cinquantina di esperti e di sindacalisti, il presidente, il consigliere di Stato M. Pochard, ha reso noto oggi il suo rapporto, il libro verde. Le sue grandi linee che sono filtrate hanno provocato una levata di scudi tra gli insegnanti. “Una vera provocazione”, ha giudicato lo SNES (sindacato nazionale scuola secondaria), primo sindacato della scuola secondaria. “Un rischio di casus belli”, ha avvertito lo SNALC, considerato un sindacato piuttosto di destra.

Composta da una decina di personalità, questa commissione è stata costituita il 24 settembre dal primo ministro Fillon. E’ stata incaricata di formulare delle proposte per rivalorizzare una professione che si sente svalutata, sia in temini di salari sia di prestigio e di autorevolezza. Il ministro dell’Educazione, Darcos, riprenderà successivamente le misure che riterrà più interessanti in un libro bianco. Il pre-rapporto, datato 25 gennaio e disponibile sul sito www.cafepedagogique.net , mette in evidenza una serie di ostacoli e avanza una serie di soluzioni più o meno innovatrici. Vediamo i quattro punti sui quali si focalizza la critica.

Docenti remunerati a “performance”

Il testo ricorda che “gli stipendi lordi medii degli insegnanti della scuola del primo ciclo arrivano a 1900 euro al mese e quelli della secondaria a 2700 euro al mese”, dopo cinque anni ed oltre di studi superiori. Ma esso indica anche che, ad eccezione dei neo assunti, i docenti non hanno visto diminuire il loro potere d’acquisto più di altre categorie.. La commissione deve per di più lavorare senza aggravi di spesa e deve essere “economica”.            

Mentre la nozione di “merito” è spesso evocata, non è però citato il modo in cui valutare questo merito. Si preferisce parlare di “performance”. Il  distinguo è sottile, ma esplosivo. Per aver suscitato confusione in un’intervista, l’ex premier M. Rocard è stato escluso dalla commissione (proprio come da noi…) . Ma come valutare la performance? Sono state avanzate varie ipotesi: un accresciuto ruolo dei capi d’istituto, ispezioni più regolari, ecc.

Un incentivo si intravvede per i nuovi docenti (pagati 1,3 volte il salario minimo interprofessionale di crescita) sotto forma di un “premio” o attraverso l’attrbuzione di un personal computer. L’accesso alla “hors classe” (il livello più alto della docenza, cui si accede per titoli, valutazioni e servizi) potrebbe anche essere loro concesso. “Ma come rivalutare una professione senza investire risorse?”, commenta G. Aschieri, presidente della potente federazione FSU che reclama per tutti l’accesso alla hors classe.

Un orario di lavoro più flessibile

E’ definito in Francia come “tempo di presenza di fronte agli alunni (o “orario di servizio”): 18 ore alla settimana per i capésiens (titolari del Certificat d’aptitude pedagogique à l’enseignement secondaire – CAPES – diploma equiparabile all’abilitazione all’insegnamento), quindici ore per gli agrégés (coloro che hanno vinto il concorso statale a cattedra per l’insegnamento nella scuola secondaria). Oltre a ciò, essi hanno molti altri carichi di lavoro – preparazione delle lezioni, correzione dei compiti, colloqui con i genitori, et.) – che non vengono considerati. La commissione propone di definirli ed enumerarli. E di pagare in più (le famose ore straordinarie) le “attività complementari” .

Il tutto è però abbastanza confuso. La commissione propone altresì una “annualizzazione dell’orario di lavoro”, che permetterebbe una maggiore flessibilità: l’insegnante potrebbe lavorare una settimana in più per recuperare un periodo di esami. I sindacati vi intravvedono un modo di far lavorare di più senza guadagnare di più. Il testo evoca la possibilità di fissare un “tempo di presenza”, ma senza insistere troppo, mentre i sindacati sono ostili. Oltretutto, mancano i locali, le sale insegnanti sono esigue.

Si prevede, inoltre, una carriera più “mobile”, con la possibilità di riconversione, con reclutamenti a livello locale ed una maggiore apertura ai giovani degli ambienti più svantaggiati, che potrebbero essere “pre-assunti” (i loro studi pagati). Il testo raccomanda, inoltre, di non nominare più i neo insegnanti nelle scuole più problematiche.

Il ritorno della “bivalenza”

Il rapporto propone di incoraggiare l’insegnamento di due materie, per una gestione più flessibile del personale. Attualmente gli insegnanti sono particolarmente attaccati alla propria disciplina per cui la “bivalenza” è un tasto molto sensibile. L’ex ministro dell’Educazione Gilles de Robien, che l’aveva voluta generalizzare, aveva dovuto affrontare un’ondata di proteste. Per il sindacate  SE-Unsa, è il segno della “deriva manageriale” del rapporto, un mezzo per ridurre in breve gli organici, sempre più ridotti negli anni – 11.200 posti soppressi all’inizio del 2008. Il testo preconizza che gli insegnanti dei licei professionali – i soli ad essere già “bivalenti” – potranno andare anche nelle scuole medie. Darcos ha anche deciso di ridurre il corso per il bac (baccalauréat, il nostro diploma di maturità classica o scientifica) da quattro a tre anni: molti professori potrebbero trovarsi sul lastrico. Si auspica l’utilizzazione degli insegnanti “bivalenti”, che si concentreranno sull’acquisizione delle conoscenze di base, nelle scuole medie più problematiche.

L’assenza dell’insegnamento primario

“Come cercare di tracciare l’evoluzione della professione docente senza prendere in esame i 360.000 insegnanti della scuola primari (45% del totale) che insegnano dalla scuola materna al CM2(elementari), vale a dire per otto anni sui dodici della scuola dell’obbligo?” tuona. Gilles Moin drot, segretario generale dello Snuipp, primo sindacato della scuola primaria. Gli insegnanti della scuola primaria, quasi del tutto assenti nel rapporto, richiedono anche più tempo per lavorare in equipe. Il numero medio di alunni per insegnante è superiore alla media OCDE (19,4 contro 16,9) e i compiti si moltiplicano. Questa assenza della scuola primaria è ancor più sorprendente per averne il ministro fatto il proprio cavallo di battaglia : col 15% degli alunni in gravi difficoltà alla fine del CM2 è ormai considerata come l’anello debole della catena.

In attesa delle reazioni del ministro, per sapere se si tratta dell’ennesimo rapporto sullo stato della scuola o una fonte d’ispirazione per le riforme a venire. In questo caso, gli insegnanti della primaria si mobiliteranno.