L’ADICONSUM (E IL MINISTERO): ATTENTI, I SOLDI
NON SONO DOVUTI
Quel contributo volontario
che la scuola fa pagare
gabellandolo come una tassa.
Luigi Grassia La Stampa del
26.2.2008
Se la scuola vi ha chiesto, in cambio della
preiscrizione dei vostri figli entro il 30 gennaio, un «contributo»
obbligatorio (che in realtà, a termini di legge, non era obbligatorio
affatto) avete diritto a farvelo restituire. Lo dice il presidente
dell’associazione di consumatori Adiconsum, Paolo Landi. Non si tratta
di noccioline: l’entità di questo contributo oscilla mediamente fra
gli 80 e i 100 euro e in un caso limite è risultata di 110 euro, una
somma non indifferente per le famiglie con figli che già faticano ad
arrivare a fine mese. Tanto più che, in certi casi, le scuole hanno
preteso addirittura che pagassero il contributo anche coloro che per
reddito sono esenti dalle normali tasse scolastiche.
L’Adiconsum specifica che per aver diritto al rimborso bisogna poter
dimostrare di averlo versato sulla base di informazioni non veritiere
fornite dalle scuole, e dimostrarlo è facilissimo quando l’istituto ha
distribuito moduli e bollettini nei quali non veniva specificato che
il contributo è puramente volontario. Per riavere indietro i soldi,
dicono all’associazione dei consumatori, «la prima cosa è
semplicemente richiederli, e se non basta rivolgetevi a noi».
Ma che cos’è mai questo contributo scolastico? È stato introdotto
dalla legge Bersani 40/07 che lo definisce «un’erogazione liberale a
favore degli istituti scolastici », finalizzata «all’innovazione
tecnologica, all’edilizia scolastica, all’ampliamento dell’offerta
formativa». Non può essere usato per pagare stipendi o altre spese
correnti, né vecchi debiti.
Il contributo può essere detratto dalla dichiarazione dei redditi
nella misura del 19%, purché venga versato a mezzo bonifico bancario o
bollettino postale.
Insomma è un modo per finanziare le scuole in spirito di beneficenza,
come si danno contributi alle chiese o agli ospedali o al Terzo mondo.
Senza costrizioni.
Anche l’Adiconsum è favorevolissima a questa maniera di finanziare le
scuole. Però senza imbrogli. E invece parecchi istituti hanno distorto
il contributo per fare cassa in modo improprio. È questa è anche
l’interpretazione del ministero della Pubblica istruzione. Il
capodipartimento della programmazione del Ministero, Emanuele
Barbieri, dice che «i contributi volontari alle scuole sono, come dice
il loro stesso nome, a carattere non obbligatorio». Ma perché molte
scuole hanno fatto pagare questo contributo come fosse una tassa? La
Pubblica istruzione non si fa carico della questione: sottolinea che
«ormai esiste il principio dell’autonomia scolastica» e che i singoli
istituti sono responsabili di quello che fanno. Nel bene e nel male.
Comunque Barbieri dice che l’introito preventivato (dalle scuole e
dagli altri enti a cui si può devolvere il contributo) è di 160
milioni.
L’Adiconsum aggiunge una postilla: «I genitori che lo hanno pagato e
che non ne chiederanno il rimborso hanno possono pretendere dalla
scuola che documenti l’uso di quei soldi per l’innovazione
tecnologica, l’edilizia e l’ampliamento dell’offerta formativa». E per
nient’altro. Adiconsum ha attivato sul suo sito
www.adiconsum.it
il servizio SOS SCUOLA attraverso cui invita le famiglie che avessero
problemi con il contributo a segnalarglieli.