2 milioni di analfabeti in Italia.

Epifani, più qualità per spendere meglio le risorse

 La Stampa del 6.2.2008

 

ROMA
«In Italia sono stimati in 2 milioni gli analfabeti, a cui vanno aggiunti i semi-analfabeti. Inoltre, siamo in presenza di un deficit di partecipazione di aiuti italiani alle attività formative: solo il 6,2% contro una media europea del 9,9% che certo ci posiziona lontani dall’obiettivo europeo, stabilito a Lisbona nel 2000, di ottenere entro il 2010 una partecipazione alla formazione di almeno il 12,5% della popolazione adulta».

Lo ha detto il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, al convegno «Non è mai troppo tardi - apprendere sempre: un diritto per ogni persona e per il futuro dell’Italia».

«Sono dati che ci preoccupano, a cui si aggiunge - ha continuato Fammoni - un problema per gli stranieri, in particolare giovani. Il 30% dei bambini stranieri lascia la scuola a fronte di un 6% di quelli italiani, e visto il livello di inserimento degli immigrati, tra 15 anni ci troveremo con cittadini di serie B, cioè non scolarizzati. La dispersione scolastica in Italia è intorno al 22% mentre nell’Unione europea siamo al 15%».

«Sulla base di questi numeri - ha continuato Fammoni - il sindacato rivendica una legge quadro nazionale per dare alla strategia italiana per il life long learning, l’impulso necessario per superare l’arretratezza italiana nella formazione permanente e affermare in tutto il territorio il diritto all’apprendimento. La legge deve prevedere il piano finanziario pluriennale finalizzato a rimuovere gli ostacoli che escludono i più deboli dall’accesso alla formazione (congedi e permessi, formazione e orientamento, certificazione delle competenze comunque acquisite). Devo inoltre indicare - ha concluso Fammoni - le linee guida per realizzare un sistema dell’apprendimento permanente, integrato e decentrato, dotato di una regia pubblica che valorizzi il ruolo degli Enti locali e delle parti sociali».

«Dobbiamo puntare a migliorare la qualità, a fare incontrare domanda e offerta ma anche spendere bene alcune risorse. Dobbiamo avere quindi il coraggio di dire con più forze se quella struttura non serve non fa niente, va superata». Lo ha detto il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, concludendo il convegno.

«È necessario riflettere sul fatto che ad esempio tanti nostri giovani, penso ai matematici ad esempio e a tanti altri che vanno fuori a studiare ma poi non tornano, così perdiamo cervelli e talenti e questo impoverisce il Paese. Ma nella stessa riflessione dobbiamo mettere anche il fatto che sempre meno studenti stranieri vengono a studiare da noi, c’è qualcosa su cui riflettere. Questa è anche uno dei problemi della difficoltà che abbiamo a modificare sistemi complessi, a migliorarli, sia che si tratti della formazione che dell’energia delle infrastrutture così decisivi oggi per il sistema nazione».

Epifani ha poi aggiunto che c’è una questione che non va sottaciuta: «la legislazione continua, è eccessiva. Anche questo è un problema su cui ragionare».