LA TRAGEDIA DI RIVOLI, LA TESTIMONIANZA DELL'EX PRESIDE

Il pericolo invisibile

"La sicurezza dei ragazzi non è una bandiera da usare come arma politica"
"Parlare di scuola da terzo mondo è assurdo, ma quel tubo chiede giustizia"

Salvatore Iuvara* La Stampa, 3.12.2008

TORINO
Sabato pomeriggio sono tornato al Darwin. Non ci andavo da alcuni anni, dopo il mio trasferimento al D’Azeglio. Ho provato la stessa emozione della prima volta, nel lontano settembre del 1978 da insegnante, e della seconda volta, da preside nel 1992. Emozione per l’ingresso alberato, per la maestosità e l’imponenza dell’edificio, per l’eleganza delle colonne marmoree, per i colori, i giardini, la luce persino eccessiva. Ovviamente ho provato anche una nuova emozione: il contesto di una tragedia, di drammi umani… tutte realtà, però, non coerenti con la normale vita del Darwin. Tanto più osservavo le autoambulanze, i vigili del fuoco… tanto maggiormente cresceva la mia incredulità ritrovandomi in un ambiente che era sempre stato fonte di sicurezza.

Sono entrato a scuola: tante persone, tanti addetti ai lavori e pure tanti uomini delle istituzioni e uomini politici; persino il ministro che ha rassicurato tutti! È triste che, anche in una circostanza di dolore, sia stato posto da qualcuno il problema sicurezza nelle scuole in termini di bandiera politica, di sinistra e di destra. Quello che servirebbe - oggi con più urgenza del passato - è una «attenzione» della politica al mondo della scuola in termini di apprezzamento per tutto ciò che la scuola pubblica riesce a garantire pur fra molti problemi, in termini di stanziamenti consistenti.

Ho potuto incontrare la collega Torelli, sconvolta da un peso morale difficile da cancellare. L’ho abbracciata, con il desiderio di trasmetterle la mia comprensione, ho cercato di rasserenarla perché certi fatti accadono indipendentemente dall’impegno dei singoli: a volte si è tutti impotenti. Ho rivisto il professor Branca, vecchia colonna anche lui del Darwin. Ci siamo guardati negli occhi senza riuscire a dire cose sensate, con lo sbigottimento di chi ha avuto anche i propri figli per cinque anni in quegli stessi locali. Mai in tanti anni il sospetto di un potenziale grave rischio. Piccole magagne, come in tutte le scuole; problemi per i quali la Provincia quasi sempre interveniva tempestivamente, fondi permettendo. Lo dimostra il fatto che negli anni il Darwin è stato un continuo cantiere per interventi di consolidamento e di miglioramento.

Il Darwin non è mai stata una scuola fatiscente. Non capisco le motivazioni di chi lo voglia fare apparire una scuola da terzo mondo. Non è questa la verità. Ho voluto vedere l’aula del disastro ma soprattutto le aule adiacenti, nelle quali neppure in quel momento, a tragedia avvenuta, guardando verso l’alto ai soffitti, si poteva presagire il pericolo. Il pericolo c’era. Non visibile,ma c’era. Per la superficialità di qualcuno, forse, che non ha svolto bene il proprio lavoro. Sarà la magistratura ad accertare le responsabilità. Ma quel tubo di ghisa era a terra, tra le macerie, se non a gridare vendetta almeno giustizia. Sicuramente pietà.

Non so quando ritornerò al Darwin. Ma voglio ritrovare gli insegnanti, vecchi e nuovi, con le loro diverse personalità e competenze, ma sempre animati da tanto entusiasmo professionale e tanto amore per la «loro» scuola. Voglio ritrovare gli studenti impegnati nella loro attività didattica, che magari non conosco ma che fanno parte integrante della vita di un uomo di scuola. Le lacrime di una preside, di un preside non sono meno sincere di altre.


*  Preside del liceo D’Azeglio