LA PROPOSTA Brunetta: donne in pensione a 65 anni
Il ministro: «Basta discriminazione e
paternalismo. Mi applicherò perché La Stampa, 13.12.2008
STRESA «Una sentenza della Corte di Giustizia ci chiede di non avere discriminazione, quindi il nostro obiettivo sarà quello di equiparare l’età di pensionamento delle donne a quella degli uomini - ha proseguito Brunetta - le donne sono discriminate due volte, durante l’interruzione per il periodo di maternità e quando sono costrette ad andare in pensione prima». Brunetta ha spiegato che assieme al suo Ministero «sta mettendo in piedi un gruppo di lavoro» per perseguire questo obiettivo. «Stiamo lavorando su questo», ha proseguito il ministro per la Funzione Pubblica. É secca la replica della responsabile per le politiche della previdenza della Cgil, Morena Piccinini: «Il ministro Renato Brunetta, dopo aver speculato sul pubblico impiego, vuole speculare anche sulle pensioni del pubblico impiego e questo non glielo permetteremo». E ancora: «Sacconi non più tardi di qualche giorno fa ha rappresentato la cosa in maniera diversa». La Piccinini spiega che «come del resto ha detto Sacconi, l’età reale di pensionamento delle donne è più alta di quella degli uomini che grazie all’anzianità raggiungono la pensione prima delle donne. Solo l’8% delle donne arriva all’anzianità. Quindi i 60 anni sono l’unica prima uscita per le donne».
Inoltre la sindacalista ricorda che fu il precedente governo
Berlusconi con la Maroni ad abolire la norma della precedente
riforma Dini del ’95 che prevedeva «la possibilità per uomini e
donne di uscire in maniera flessibile dai 57 ai 65 anni sulla base
dei contributi versati». «Costringere le donne a lavorare fino a 65
anni significa punire le donne», aggiunge la Piccinini. Riferendosi
poi alla sentenza della Corte di Giustizia citata dal ministro
secondo cui non ci devono essere discriminazioni tra uomini e donne,
secondo la Piccinini Brunetta sbaglia perchè «quella sentenza
chiedeva che la normativa che regola le pensioni fosse uguale per
tutti e quindi di omologare tutto alla disciplina Inps». La
segretaria confederale ricorda poi la legge di parità tra uomini e
donne del ’77 che permette alle donne «se vogliono di lavorare fino
a 65 anni». «Mi pare - aggiunge - che Brunetta arrivi 31 anni dopo».
«Il problema è un altro - conclude - ed è che le persone devono
poter scegliere». |