Figli di una lingua minore.

Filippo Perini, 29.12.2008.

Gentili senatori e deputati,
siamo un comitato di docenti precari di seconda lingua comunitaria (francese, spagnolo e tedesco) della scuola media che con la presente vorrebbero fare alcune puntualizzazioni sulla riforma Gelmini. Dal prossimo anno scolastico i genitori che iscriveranno i propri figli alla prima classe della scuola media, avranno la facoltà di chiedere di avvalersi dell'insegnamento potenziato dell'inglese, realizzato con l'utilizzo delle due ore settimanali dedicate alla seconda lingua comunitaria. In questo modo l'insegnamento dell'inglese sarebbe di cinque ore settimanali. Unica condizione posta dal regolamento è che non vi siano nella scuola prescelta docenti titolari della seconda lingua comunitaria. E qui nasce il problema. Docenti di seconda lingua comunitaria titolari di cattedra ce ne sono pochissimi. Ma facciamo un passo indietro. Lo studio obbligatorio della seconda lingua straniera comunitaria è stato introdotto dal ministro Moratti ed ha creato nel tempo un cospicuo incremento di docenti di francese, spagnolo e tedesco nelle scuole medie. Tali docenti però sono sempre stati inseriti nell’organico di fatto delle scuole, ossia chiamati a ricoprire i posti con incarichi annuali, da supplenti. Assunti a settembre e licenziati a giugno e con la promessa che prima o poi le loro cattedre sarebbero entrate in organico di diritto e che finalmente anche loro sarebbero entrati in ruolo. Promessa mai mantenuta, da nessun governo. Quest’anno le immissioni in ruolo in base alla disponibilità dei posti sono state le seguenti: “[…] I posti che avanzano dalle suddette classi di concorso invece verranno distribuiti alle lingue straniere nella scuola media, che, sempre per effetto della riforma Moratti, diventeranno obbligatorie. La percentuale del contingente per l’inglese passerà pertanto dal 48% al 58%, mentre per la seconda lingua comunitaria sarà del 100% […].”

Avete letto bene? 100%. Peccato che si siano dimenticati di trasformare le cattedre di L2 in organico di diritto. Infatti, le uniche cattedre di diritto presenti appartengono alle vecchie sperimentazioni (ex-bilinguismo).

Migliaia di insegnanti, come i sottoscritti, si sono abilitati con sacrificio, hanno lavorato per anni al servizio della scuola sperando di crescere professionalmente e di stabilizzare la loro posizione e soprattutto di dare continuità ai ragazzi. Ma i docenti in questione sono diventati un problema per il nostro attuale governo. Mantenere la promessa ed assumerci proprio ora è impossibile. Così, con un ritocchino al quadro orario delle scuole medie il ministro è riuscito a risolvere la spinosa situazione relativa agli organici dei docenti. Puntualmente il 30 giugno 2009 noi insegnanti di lingue verremo licenziati. Vorremmo aggiungere, ma siamo proprio sicuri che rendere opzionale una materia del curricolo nella scuola dell’obbligo non crei alcuna disparità nella preparazione di base dei ragazzi?

Vorremmo ricordare che lo studio della seconda lingua è menzionato anche nell’art. 165 del Trattato di Lisbona del 17 dicembre 2007, dove è riportato quanto segue: L'azione dell'Unione è intesa: a sviluppare la dimensione europea dell'istruzione, segnatamente con l'apprendimento e la diffusione delle lingue degli Stati membri.

In gran parte d’Europa, fin da piccoli, i bambini studiano due o tre lingue straniere e il 13 dicembre 2001, alla fine dell’Anno Europeo delle Lingue, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione in cui si raccomandava di adottare misure atte a promuovere la diversità linguistica e l’apprendimento delle lingue.

Inoltre, un paio di mesi più tardi, il 14 febbraio 2002, il Consiglio Istruzione e Gioventù ha adottato una risoluzione con la quale si chiedeva alla Commissione europea di presentare proposte per azioni volte a promuovere la diversità linguistica e l’apprendimento delle lingue.

Riportiamo anche ciò che c’è scritto sul sito del Commissario europeo Leonard Orban: “Per lavorare insieme gli europei non possono fare a meno delle lingue; esse toccano l'essenza stessa dell'unità nella diversità, che caratterizza l'Unione europea. Dobbiamo preservare e sostenere il patrimonio linguistico dei paesi europei, ma dobbiamo anche comprenderci reciprocamente, comprendere i nostri vicini e i nostri partner all'interno dell'UE. Parlare più lingue aumenta la competitività e la mobilità delle imprese e dei cittadini. La Commissione europea deve presentare risultati ai cittadini e per far ciò deve comunicare con loro in una lingua che capiscano. Promuovere il multilinguismo è un modo eccellente per avvicinare tra loro i cittadini europei e per consentire a tutti di accedere alle informazioni e di esprimere la propria opinione. L'apprendimento delle lingue favorisce la comprensione tra le persone. I servizi di interpretazione e traduzione, dal canto loro, aiutano i cittadini a partecipare alle attività dell'UE e a leggere le sue pubblicazioni. Tra gli obiettivi che mi stanno più a cuore vi è quello di promuovere il multilinguismo in varie Politiche dell'Unione europea, come quelle relative alla cultura, all'istruzione, alla comunicazione e all'occupazione. Desidero infatti dare un valido contributo alla competitività dell'economia europea.

Per concludere, aggiungiamo che quest’anno l’UNESCO ha lanciato l’Anno Internazionale delle Lingue - risoluzione 61/266 del 16 maggio 2007, Assemblea Generale delle Nazioni Unite - al fine di promuovere l'unità nella diversità e la comprensione dei parametri internazionali attraverso il multilinguismo e già che ci siete date un’occhiata anche al recente documento dal titolo Il multilinguismo: una risorsa per l'Europa e un impegno comune, edito dalla Comunità europea il 18 luglio 2008.