Riforma epocale?/2.
Perché no. A meno che...

da TuttoscuolaNews, N. 373 22 dicembre 2008

Se il paragone tra le riforme Gelmini e Gentile viene fatto con riferimento non al carattere globale dell'intervento, ma ai contenuti e alla portata dei provvedimenti, va detto che la bilancia non può che pendere dal lato di Gentile, la cui riforma programmaticamente "aristocratica" ed elitaria del sistema di istruzione si collocò all'inizio di un'intera fase della storia politica, sociale, culturale e istituzionale del nostro Paese.

Tutto sommato oggi gli elementi di continuità prevalgono su quelli di rottura: il modello di "liceo" teorizzato da Gentile, dopo aver attraversato praticamente indenne le riforme Berlinguer e Moratti, viene riproposto anche nello schema di Regolamento presentato dal ministro Gelmini: durata quinquennale, dominio della dimensione umanistica, poco spazio per le scienze. Il rilancio dell'istruzione tecnica si pone in discontinuità più con la riforma Moratti che con quella di Gentile, che - fermo restando il primato del liceo classico - valorizzò anche lo spazio e il ruolo dell'istruzione tecnica. Il maestro unico/prevalente non è certo una novità.

L'unico, vero elemento di novità e di discontinuità "epocale" con la condizione attuale della scuola italiana (ma non con la severa concezione dell'educazione e dell'insegnamento di Gentile) sarebbe l'affermazione del principio meritocratico nei confronti di tutti gli attori del processo formativo: allievi, insegnanti, personale ATA, dirigenti scolastici, burocrazia centrale e periferica. Il ministro Gelmini ne ha fatto una sua bandiera. Ma per ora si tratta di una scommessa. Se la vincerà, sarà questa la sua riforma "epocale".