IL CASO

Alle elementari metà dei bambini
non ci vede bene.

Una ricerca con l’Università del Salento

Daniela Daniele, La Stampa del 6.4.2008

 

ROMA
I nostri bambini non vedono bene: colpa di abitudini sbagliate. Il 50 per cento degli alunni delle elementari ha difetti visivi, ma solo il 25 per cento porta gli occhiali. L’allarme in una ricerca, tuttora in corso, dell’Albo degli Optometristi e di Federottica in collaborazione con l’Università del Salento, condotta fino ad oggi su 1000 alunni delle elementari.

Lo screening ha riguardato sia l’assetto visivo refrattivo (miopia, ipermetropia, ecc.), sia i muscoli esterni dell’occhio, strettamente collegati alla postura che i bambini assumono quando leggono. «Purtroppo, abbiamo rilevato che il 90 per cento degli alunni mantiene una postura scorretta quando scrive o legge», osserva il professor Luigi Seclì.

Le abitudini peggiori si contraggono nello scrivere. «Manca del tutto un’educazione all’impostazione della scrittura - continua il professor Seclì - e questo danneggia in modo notevole l’assetto visivo, ma anche quello muscolo-scheletrico». Colpa dei banchi? Senza dubbio, certe strutture possono influire, ma soprattutto gli adulti sono carenti nell’insegnare ai più piccoli le regole fondamentali. E questo accade già prima delle elementari.

«Nelle prime classi - continua l’esperto -, abbiamo notato che i bambini hanno una presa della penna totalmente sbagliata. Purtroppo, sono abitudini che si apprendono già all’ultimo anno della scuola materna perché l’impostazione della scrittura è sottovalutata. Eppure, prendere la penna nel modo giusto eliminerebbe tante disfunzioni».

E’ importante insegnare ai piccoli a usare la penna con le tre dita, pollice, indice e medio, mantenendo la presa a due centimetri dalla punta. Diversamente, per scrivere si sarà costretti ad avvicinare il viso al foglio e a ruotare il capo per vedere quello che si sta facendo. Invece, i bambini afferrano la penna «a gancio», oppure con tutta la mano, bloccando così il polso e mandando un impulso sbagliato alla spalla.

La distanza giusta dal foglio, quella che consente lettura e scrittura in equilibrio con gli apparati visivo e muscolo-scheletrico, corrisponde a quella dal gomito alla prima falange del dito medio. Ma quasi nessuno dei bambini esaminati la mantiene.

Videogiochi e computer fanno, poi, la loro parte. «Non viviamo più in un ambiente agreste - osserva Seclì - e si è ormai abituati a metter a fuoco a distanze ravvicinate. Ci sono studi condotti in Cina e a Singapore che dimostrano un notevole aumento della miopia laddove le città sono cresciute in verticale, con i grattacieli e con spazi ristretti negli appartamenti. In quei posti, ormai, la miopia funzionale è endemica».

Per mantenere buona la vista dei più piccoli, poi, ci sono altri accorgimenti. Per esempio, la lettura sul piano inclinato. L’antico leggio era una forma di saggezza a tutto vantaggio degli occhi. Fondamentale è l’illuminazione. «Il problema serio riguarda i compiti a casa - dice Seclì -: mai studiare con uno spot sulla scrivania e tutto il resto della stanza al buio. E’ un’abitudine dannosa, perché in questo modo le pupille si dilatano e ci si stanca prima». Quindi, stanza ben illuminata (e pazienza per la bolletta) e spot sul testo.

Inoltre, è bene dare un’occhiata lontano ogni volta che si gira la pagina, prima di riprendere a leggere. Vietatissimo, infine, studiare sul divano e sul letto, o per ore senza mai alzare lo sguardo. E gli adulti? Sono 25 milioni quelli con problemi di vista, quasi uno su due. Più del 60 per cento, però, non fa un esame da oltre tre anni. Realtà che la dice lunga sul bisogno di prevenzione.