Confindustria sugli istituti tecnici:
meno indirizzi e meno ore.
da
Tuttoscuola, 21 aprile 2008
Confindustria presenta
a Venezia, in un apposito convegno che si sta svolgendo oggi 21
aprile, le sue proposte per la riforma dell'istruzione tecnica.
L'organizzazione degli industriali, che si è sempre battuta per il
rilancio dell'istruzione tecnica come canale formativo autonomo e
distinto da quello liceale a carattere generale, torna alla carica
con una proposta che prevede, in sintesi, la riduzione degli
indirizzi dagli attuali 142 a 8-10, e la riduzione dell'orario dalle
attuali 36-38 ore settimanali ad un massimo di 32. Previsto anche il
rafforzamento delle scienze e della attività di laboratorio.
Il programma del convegno prevede contributi di rilievo, a partire
dalla relazione del noto esperto Norberto Bottani sulla formazione
tecnica in Italia e in Europa. Atteso con interesse anche
l'intervento del direttore generale del MPI Maria Grazia Nardiello
sugli istituti tecnici superiori, ormai consolidatisi anche dal
punto di vista normativo. Ai lavori prendono parte anche personaggi
politici importanti come Valentina Aprea e Luigi Berlinguer, e noti
tecnici come Alberto Felice De Toni, presidente della commissione
nazionale sull'istruzione tecnica e professionale, e Vincenzo
Milanesi, rettore dell'università di Padova.
Le conclusioni sono affidate a Gian Felice Rocca, vicepresidente di
Confindustria per l'Education, cui compete il non facile compito di
spiegare in che modo si possa realizzare una compiuta formazione
tecnica a livello di scuola secondaria riducendo gli orari e il
tasso di specializzazione tecnica degli studi. Il nodo è sempre
quello che la commissione Brocca provò a sciogliere, agli inizi
degli anni novanta, proponendo la despecializzazione dell'istruzione
tecnica, con il rafforzamento delle sue componenti culturali (l'idealtipo
era rappresentato dal liceo scientifico-tecnologico) e con il
contemporaneo varo di un sistema di formazione tecnica superiore
applicata, cioè specialistica. E' questo il modello a cui pensa
Confindustria? Ma in tal caso, perché non dirlo chiaramente,
rinunciando a far credere di voler recuperare i mitici, ma ormai
anacronistici "periti" del buon tempo che fu? E non basterebbero,
per esempio, 4 anni anziché 5 per realizzare una formazione tecnica
di base, da completare con gli studi successivi? Quesiti a cui
servono risposte convincenti.