L'Italia destina solo l'1% del Pil
Il paradosso della ricerca Giovani Mario Pappagallo, Il Corriere della Sera del 7.4.2008
«Pensiero e scienza salveranno l'Europa», scrive il filosofo Emanuele Severino sul Corriere della Sera. Ma analizzando le percentuali di spesa in ricerca e sviluppo rispetto al Pil dei principali Paesi occidentali (Svezia 3,70; Giappone 3,06; Stati Uniti 2,84; Germania 2,29; Francia 2,18; Olanda 2,04; Gran Bretagna 1,83; Italia 0,90-1) non appare chiaro quale possa essere il ruolo futuro del nostro Paese. Umberto Veronesi, ricercatore di fama internazionale, è d'accordo con Severino «sempre però che si punti sui giovani e si cambi la politica della ricerca». Spiega: «L'Italia può dare il via a un Moderno Umanesimo, al Rinascimento europeo. Grazie ai nostri giovani scienziati. Punto di forza dirompente, ma fortemente ostacolato. In tantissimi mi scrivono ogni giorno: "Ma lei come ha fatto a dedicarsi alla ricerca? Forse ai suoi tempi era diverso, ma noi non ce la facciamo". I miei tempi, nel dopoguerra, erano ben più duri e poveri: io ho avuto la mia prima borsa di studio, molto esigua, a 34 anni. Oggi invece le risorse ci sarebbero, ma la distribuzione è inadeguata e c'è un disinteresse generale verso la scienza. Cominciamo a innalzare la quota di Pil almeno all'1,5». A vantaggio dei giovani? Veronesi insiste: «Hanno talento, merito e idee. E sono tra i migliori in Europa». Ecco le prove. Qualche mese fa il Consiglio europeo della ricerca ha diffuso i dati preliminari del primo bando relativo al budget di 7,5 miliardi di euro per giovani ricercatori. I risultati finali a novembre. Il bando era basato sul valore delle idee: andava presentato il curriculum e un progetto di ricerca, indicando anche il Paese dove realizzarlo. Le domande sono state 9.716, la prima selezione ha portato a 570 finalisti: 250 saranno i vincitori (a ognuno andranno 2 milioni di euro per il loro progetto). All'inizio, 1.600 domande erano italiane. Più della Francia e della Germania messe insieme. Fra i 570 finalisti, il 14% è italiano. La Germania ci ha sorpassato con il 17% dei finalisti. Nota negativa: solo il 4% degli italiani ha chiesto di realizzare il progetto in Italia, il 25% ha scelto la Gran Bretagna. E un solo straniero realizzerebbe il suo progetto in Italia. «Un norvegese. E il sospetto è che, uomo o donna che sia, non sia proprio attratto dall'Italia per la scienza... », dice Veronesi. La Gran Bretagna attira, l'Italia no. Di qui l'allarme: «I nostri ragazzi sanno che per lavorare in ricerca devono cercare finanziamenti all'estero. Sono bravi, ma consapevoli che in Italia non c'è spazio. I migliori "emigrano". Allora, dobbiamo recuperare la nostra antica capacità di attrazione culturale. A parte che non ci sono concorsi internazionali (come in Francia per esempio), il problema è che in Italia chi vuole fare ricerca non ha un percorso di carriera definito. Ci vuole un piano strategico e a lungo termine per i giovani che oggi spesso hanno il dubbio di poter sopravvivere se fanno i ricercatori. Non parliamo poi se vogliono mettere in piedi una famiglia».
Che fare allora? «Un finanziamento dello Stato
solo per i giovani, che sia costante e soprattutto sicuro — è la
ricetta di Veronesi —. E creare in Italia le basi per un polo
scientifico internazionale. Il progetto Cerba, che creerà a Milano
una Nih europea, è il seme del Rinascimento ». Italia «faro» europeo
della scienza. |