L’associazione degli industriali del Veneto ha
affrontato ieri a Venezia il tema dell’innovazione nella scuola:
«Siamo preoccupati per il boom di iscrizioni nei licei» .
Confindustria all'attacco:
il governo rilanci gli istituti tecnici.
di Tullio Cardona da
Il Gazzettino di Venezia
22.4.2008
Venezia
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Parte dal Veneto la riscossa degli istituti tecnici. "Istituti
tecnici: scuole dell'innovazione, istruzione tecnica, poli
tecnologici, competitività delle imprese" era il tema del convegno
promosso a Venezia, alla stazione Marittima, da Confindustria
Veneto. Occasione per parlare del ruolo formativo della scuola, di
rivalutare il ruolo degli istituti tecnici, ma soprattutto ripensare
all'intera formazione scolastica alla luce dei fabbisogni delle
imprese e di un mondo che cambia repentinamente.
A fronte delle iscrizioni nei licei, che hanno sorpassato quelle
negli istituti tecnici, Confindustria Veneto chiede al prossimo
Governo il rilancio della formazione tecnica per privilegiare la
professionalizzazione. Il sorpasso (39,9\% le iscrizioni 2006 ai
licei e 34,2\% quelle agli istituti tecnici), viene addebitato ad
una politica "liceizzante" svolta dal ministro Letizia Moratti ed
alla percezione che proprio le scuole tecniche siano di serie B.
«Se non si comincia davvero con le motivazioni giuste, la
competizione e la meritocrazia all'interno della scuola - ha
ammonito Gian Luca Vigne, vicepresidente di Confindustria Veneto -
passa come spesso accade il concetto che l'entrata nel mondo del
lavoro sia alla stregua di un vitalizio. Così non si produce nulla e
si va avanti per inerzia. Le sfide che il nostro Paese si trova ad
affrontare pretendono nuove soluzioni, prima di tutte la valutazione
dei docenti in merito a quanto i loro studenti ottengono nel futuro,
sia come iscrizione all'università e buon rendimento, che assunzione
nelle imprese».
Quanto riferito da Vigne è contenuto nel documento "Istituti
tecnici: scuole dell'innovazione - riflessioni dal Veneto",
presentato ieri come proposta articolata per un miglior dialogo fra
imprese e formazione scolastica, nel quale si evince in primo luogo
la richiesta che i laboratori degli istituti tecnici avvengano non
in ambiente scolastico ma all'interno delle stesse imprese. "Il
dialogo tra scuola e impresa migliora tutta la società - ha concluso
Vigne - l'estensione dei circuiti di fornitura e di vendita implica
la capacità di padroneggiare i linguaggi formali della scienza,
dell'ingegneria, del management, dell'informatica, dell'estetica,
della transculturalità. Confindustria Veneto ben si ritrova nei
programmi regionali di sviluppo, per delineare assieme la sfida del
"terzo Veneto", con particolare riferimento alla generazione del
"capitale umano".
"La ricerca - ha aggiunto Massimo Cacciari, sindaco di Venezia - è
una scelta imprescindibile per il futuro del Paese. Il suo sviluppo
non può più basarsi sulla genialità estemporanea, ma necessità di
pianificazione ed accrescimento dei processi formativi. La scuola è
ancora di classe, in grande crisi: il processo formativo è un
"sistema" fino ad ora disatteso. Oltre alla perfetta conoscenza
della lingua inglese e dell'informatica, gli studenti devono
imparare la genesi dei processi, non essere solo gli esecutori
materiali di una macchina, ma comprendere quali siano stati i
ragionamenti e le esigenze che l'hanno fatta nascere. Il processo
decisionale è una vera e propria "scienza", legata alla psicologia e
alla filosofia".
"Si stima che il 90\% dei prossimi ingegneri verrà laureato in Cina
e India - ha affermato Gianfelice Rocca, vicepresidente di
Confindustria per l'Education - noi dobbiamo articolare tutta la
capacità di competizione in un nuovo ambiente scolastico, creando
figure tecniche integrate e complementari, capaci di adattarsi ai
rapidi cambiamenti. Le imprese sono fabbriche di conoscenza, la
scuola è la fabbrica del futuro". Infine, Elena Donazzan, assessore
regionale all'Istruzione: "C'è molta sintonia fra le scelte
complessive di territorio e la sua grande vocazione e vitalità
imprenditoriale. Il Veneto ha preconizzato un modello Nordest, con
domanda e offerta concordanti, nonché nel rapporto scuola/impresa;
gli istituti scolastici sono alla pari, senza alcuna sorta di
gerarchia. Seguendo le necessità delle imprese, dobbiamo offrire ai
nostri giovani progetti di vita e di lavoro, non illusioni".