L’informatica fattore
di divisione classista?
da
Tuttoscuola, 28 aprile 2008
Negli anni '70, quando
la lezione di don Milani non era ancora diffusa e conosciuta, il
libro, simbolo di cultura ed emancipazione, era considerato
l'elemento di divisione classista: non la causa, ma lo specchio di
una differente condizione sociale ed economica.
Oggi lo specchio della condizione sociale sono le nuove tecnologie,
oggetti destinati a cambiare la formazione.
Paolo Ferri, docente all'università la Bicocca di Milano ha
analizzato il disastroso piazzamento degli studenti italiani nella
recente indagine Ocse-Pisa sulle competenze dei quindicenni di 57
Paesi, dove l'Italia, come ormai sanno tutti, si è piazzata al 36°
posto, ben lontana dalla media europea e preceduta da Croazia, Macao
e Taipei.
Ferri ha messo in rilievo il rapporto tra punteggio conseguito e
familiarità con il mondo digitale, scoprendo che l'85% degli
studenti che hanno accesso a computer e internet da casa hanno
totalizzato un punteggio (514) superiore alla media ritenuta di
sufficienza (500), mentre il restante 15% che non usa il computer a
casa ha totalizzato punteggi (435) al di sotto della media.
"Ecco perché la scuola - dice Ferri - deve fare tesoro delle risorse
del mondo digitale".
Come? Non secondo quanto prevedevano le Indicazioni nazionali
dell'ex-ministro Moratti dove si prescrivevano come contenuti la
tecnologia anziché il suo uso.
I risultati Ocse sembrano dimostrare che i nostri studenti sono
spiazzati dai test PISA non tanto perché ignoranti, quanto perché
sfavoriti da una scuola che antepone la teoria all'esperienza.