Bankitalia: di A.G. La Tecnica della Scuola, 30.8.2008. Nel 2007 in Campania, Sicilia e Puglia la percentuale dei ragazzi che lasciano la scuola prima del termine dell’obbligo formativo è del 25%, contro una media Ue del 15%. Il problema non sono gli insegnanti (anche se sarebbe meglio se fossero di ruolo), ma l'ambiente familiare (troppi genitori fermi alla terza media) e le caratteristiche dell'offerta formativa: al Sud molti edifici sono ancora con infrastrutture e impianti igienico-sanitari scadenti. Secondo Bankitalia in Italia non è allarmistico parlare di emergenza abbandono scolastico, soprattutto al Sud: nel 2007 un ragazzo ogni cinque tra i 18 e i 24 anni è in possesso solo della terza media, con una incidenza di abbandono scolastico precoce tra le più elevate d'Europa che diventa ancora più preoccupante nel meridione; in Campania, Sicilia e Puglia la percentuale dei ragazzi che lasciano la scuola prima del termine dell’obbligo formativo sale infatti al 25%, ciò significa che è “fermo” alla licenza media addirittura un ragazzo su quattro. Lo studio, inserito nell’indagine "L'economia delle regioni italiane nell'anno 2007", ha anche confermato l’importanza di avere un corpo insegnanti di ruolo, anche per permettere una maggiore continuità didattica: una "minore percentuale di docenti a tempo determinato – spiegano i ricercatori - contribuirebbe infatti a ridurre il rischio di tali irregolarità". Quindi la qualità dell’insegnamento "non dipenderebbe dal numero dei docenti impiegati ma dalla loro composizione". Il dato diventa ancora più allarmante se confrontato con la media europea di abbandono scolastico, pari al 15%. Nel nostro Paese il Centro Nord sarebbe comunque in linea con il vecchio continente: in particolare, nel Nord Ovest lasciano la scuola prima del tempo il 18% dei giovani, il Nord Est si mantiene nella media Ue e il Centro addirittura al di sotto. Rispetto a tre anni prima i dati della Banca d’Italia segnano comunque un miglioramento in tutte le aree territoriali. I ricercatori hanno anche fatto una interessante proiezione: se dovesse proseguire nel prossimo triennio il trend in diminuzione del tasso di abbandono scolastico, comunque il Sud resterebbe preoccupantemente indietro rispetto al Centro-Nord. Solo nel Centro e nel Nord Est, se gli abbandoni continuassero a diminuire, si arriverebbe a percentuali 'europee', cioè quelle previste nell'agenda di Lisbona, vicine al 10%. Il Mezzogiorno, invece, continuerebbe a registrare un'incidenza media dell'abbandono scolastico superiore al 20%, lontanissima dagli obiettivi dell'agenda di Lisbona. Entrando nello specifico, Bankitalia ha sottolineato come in Italia già a quindici anni quasi il 13% dei giovani sia fuori dal sistema scolastico o abbia accumulato un qualche ritardo. Il 3,7% dei quindicenni abbandona il sistema scolastico dopo aver conseguito l'obbligo, lo 0,8% senza aver completato la media inferiore: percentuali che crescono nel Sud Italia rispettivamente all'1,1% e al 5,1% e diminuiscono sensibilmente nelle regioni del Centro a 0,4% e 0,9%. A pesare sull'irregolarità della frequenza scolastica degli alunni italiani sono sia l'ambiente familiare, sia le caratteristiche dell'offerta formativa locale. Ha ancora un notevole peso la composizione familiare: “avere i genitori laureati piuttosto che con la sola licenza media - spiega sempre Bankitalia - allontanerebbe di circa 10 volte la probabilità di essere in ritardo o di abbandonare gli studi. Purtroppo, proprio nel Mezzogiorno la quota della popolazione tra 35 e 55 anni, verosimilmente i genitori dei quindicenni attuali, che ha la sola licenza di terza media, è pari al 57%, oltre tredici punti percentuali in più rispetto al Centro Nord”. Inoltre, la presenza del tempo prolungato nella media inferiore e migliori infrastrutture ridurrebbero la dispersione scolastica e, anche in questo caso, secondo i dati dell'anagrafe sull'edilizia scolastica nelle regioni meridionali le percentuali di edifici impropriamente adattati a uso scolastico e di scuole con infrastrutture e impianti igienico-sanitari scadenti risultano decisamente superiori a quelle del Centro Nord. Tra quanti decidono invece di proseguire gli studi, le iscrizioni nei licei sono più frequenti al Centro e nel Mezzogiorno, mentre nelle regioni del Nord è maggiore la preferenza per le scuole tecnico-professionali. E ancora, l'aver completato in ritardo la scuola dell'obbligo fa aumentare di quattro volte la probabilità di iscriversi in un istituto professionale laddove i figli di genitori laureati si iscrivono nei licei in 9 casi su 10. La dispersione scolastica è marcato anche nella scuola secondaria superiore: in media il 18% degli studenti iscritti al primo anno non sono ammessi alla classe successiva e il 36% viene ammesso con debiti formativi, particolarmente frequenti in matematica. La non ammissione alla classe successiva è tra le principali 'motivazioni' per l'abbandono anticipato del sistema scolastico: il 3,4% di chi non passa l'anno decide di lasciare la scuola.
Anche in questo caso
il tasso è più elevato nel Mezzogiorno (3,8%) e nel Nord (4,2%) e
più contenuto nelle regioni del Centro (1,2%). L'abbandono
scolastico e altre forme di irregolarità del percorso formativo
fanno sì che il rapporto tra diplomati e iscritti iniziali sia in
media del 71%. La percentuale di chi arriva alla fine della carriera
scolastica è più elevata nei licei (84%) mentre è minore negli
istituti tecnici (73%) e negli istituti professionali (52%), dove
però una discreta percentuale lascia al termine del terzo anno ma
con in tasca l’attestato di qualifica: un “traguardo” intermedio che
anche se non darà l’accesso all’università rappresenta pur sempre un
titolo acquisito nella scuola statale e valido ai fini dei concorsi
pubblici. |