La scuola non è uno stipendificio.

Pasquale Almirante da DocentINclasse, 27.8.208

“La scuola non è uno stipendificio, e se la sua qualità si abbassa al sud organizzeremo corsi intensivi per gli insegnanti meridionali”: parola di ministro della Istruzione, Gelmini. E a guardare bene non ha torto considerato che, dall’analisi dettagliata del rapporto Pisa sulla qualità dell’insegnamento in Europa, il livello medio di preparazione degli alunni del mezzogiorno d’Italia fa crollare la media nazionale che al Nord invece regge e anche bene. Stando così le cose non ci sarebbe dubbio che se il chiodo non entra nella parete è colpa di chi manovra il martello e nel nostro caso dei professori. Tuttavia qualche considerazione va fatta a partire dal reddito medio pro capite nelle varie regioni d’Italia. La povertà difficilmente declina il rendimento scolastico cosicché molte volte si preferisce abbassare i livelli di competenza e di conoscenza per togliere i ragazzi dalla strada o comunque dal possibile sfruttamento, malavitoso e no, di un lavoro qualunque (nero?) per portare qualcosa a casa. Apparirebbe semplice fare riferimento a Barbina e all’opera di don Milani, ma nella sostanza con quella analisi ancora occorre fare i conti per evitare esemplificazioni e facili bersagli. Il clima culturale fra l’altro e il reddito complessivo delle regioni del Nord consentono scelte che nel mezzogiorno è più difficile adottare, a partire dall’acquisto di un libro o di un quotidiano ma pure della fruizione di un semplice spettacolo. E non solo, ma è noto come la scuola meridionale, compresa l’Università, rappresenti per la stragrande maggioranza dei giovani più un parcheggio in attesa di lavoro che una razionale opportunità di formazione, tant’è che moltissimi laureati fanno le valigie mentre ai professori migranti si vorrebbe impedire (l’ha detto Bossi) di esercitare in Padania. Stranamente però i conterranei dei docenti da ri-formare (si parla di un buon 40%) da quelle parti rendono bene. A parte inoltre la questione dell’obbligo, ma nelle Ragioni ricche per i neghittosi si apre facilmente il mondo del lavoro che al Sud è invece precluso tranne per la fantastica macchina della criminalità. Non si capirebbe infatti perché il numero di professori, in proporzione agli abitanti, è più grande là dove c’è la impreparazione denunciata e evidenziata dal rapporto Pisa. Anche a livello di servizi e di strutture il Sud degli insegnanti da riqualificare non è messo bene in rapporto al Nord del ministro Gelmini. Non cerchiamo responsabilità ma in molte scuole della Sicilia si insegna in succursali raccattate alla meglio, cadenti (chi si ricorda del tetto crollato in una scuola di Catania?) e periferiche mentre raggiungere le sedi scolastiche molto spesso è critico e non solo per gli alunni. Purtroppo molte di quelle analisi fatte durante il “68, come La lettera a una professoressa, rimangono ancora stranamente valide, checché ne dica Tremonti e Gelmini, mentre prevedibili rimangono le loro risposte a cominciare dal grembiulino e finire col voto in condotta o la riscoperta dell’educazione civica o la reintroduzione del voto al posto dei giudizi che sembrano pannicelli caldi e non rimedi strutturali. In ogni caso che ben vengano i corsi di aggiornamento per i soli professori delle terre del sud ma occorrerebbe pure che venissero più industrie, più servizi, più opportunità di lavoro e soprattutto più ricchezza e occupazione, tutte cose che non si possono fare per decreto o per proclami.