La settimana corta di cinque giorni in Italia esiste già
per la scuola primaria e per i più piccoli della scuola dell'infanzia

Orario ridotto alle elementari
ma il problema sono le mense.

Salvo Intravaia, la Repubblica 26.8.2008

La settimana corta di cinque giorni in Italia esiste già per la scuola primaria e per i più piccoli della scuola dell'infanzia (l'ex scuola materna). Ma alle medie (ora scuola secondaria di secondo grado)e alle scuole superiori il numero delle scuole che lasciano il sabato libero ad alunni e insegnanti crolla drasticamente. Il problema è soprattutto la mancanza di locali adatti a contenere il refettorio, necessario quando l'orario si allunga fino al pomeriggio.

Eppure, da dieci anni a questa parte l'autonomia scolastica ha dato ampia facoltà agli istituti, rispettando alcuni "paletti", di organizzarsi come meglio credono. Ma ci sono una serie di difficoltà, a volte insormontabili, «che impediscono di fatto, ammesso che questa sia un'opzione positiva, la piena attuazione della settimana corta», dice Giorgio Rembado, presidente dell'Anp (l'Associazione nazionale presidi). Di svolgere soltanto quattro giorni di scuola a settimana al momento non se ne parla neppure. Vediamo perché.

La normativa italiana prevede per tutto il primo ciclo (scuola dell'infanzia, elementare e media) un orario annuale che può oscillare da un minimo a un massimo: da 875 (25 a settimana) a 1.700 (40 a settimana) alla materna, da 891 (27 ore settimanali) a 1.320 all'elementare e da 975 (29 ore settimanali) a 1.320 alle medie. Alle superiori il monte ore annuo varia in relazione all'anno scolastico e all'indirizzo. Per esempio, al primo anno dello scientifico i ragazzi rimangono in classe per 25 ore a settimana, mentre all'ultimo del liceo artistico restano a scuola per 44 ore settimanali. La possibilità di accorciare la settimana è strettamente legata alla presenza della mensa scolastica. Infatti, per svolgere 25 ore settimanali nella scuola dell'infanzia basta offrire 5 ore di lezione per 5 giorni a settimana. Se la scuola può offrirne 40 a settimana, l'orario delle lezioni si protrae fino alle 16 ma occorre il refettorio. Stesso discorso per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado. Fino a quando i genitori optano per 27 o 30 ore di lezione settimanali ci si può organizzare in cinque giorni. Anche se la scuola offre 40 ore settimanali, ma è dotata di mensa, gli alunni possono rimanere ogni giorno 8 ore pranzando a scuola. Le difficoltà vengono a galla nel momento in cui le famiglie optano per offerte formative superiori alle 30 ore settimanali ma la scuola è sprovvista di mensa scolastica. «Per accorciare il numero di giorni di lezione settimanale - spiega Rembado - bisogna fare slittare l'orario nel pomeriggio. Ipotesi non sempre praticabile a causa della carenza di strutture in alcune zone del Paese». Suddividere, infatti, 36 ore in 5 giorni costringerebbe gli alunni ad uscire dopo le 15 senza aver mangiato. Figuriamoci in quattro.

In Italia, secondo una stima, la settimana corta è diffusissima alla scuola materna (91 per cento) e nella scuola elementare che conta quasi otto classi su dieci con il sabato libero. Alle scuole medie e alle superiori, dove le carenze strutturali sono più evidenti, la percentuale si abbassa rapidamente: 27 per cento e 3 per cento, rispettivamente. «In Italia, la settimana corta - dichiara Valentina Aprea, presidente della commissione Cultura della Camera - non è un'idea per nulla rivoluzionaria: nel primo ciclo è già possibile grazie alla flessibilità offerta dalla legge Moratti e dall'autonomia. Alle superiori ci sono ancora troppe ore». «Per rendere praticabile la settimana corta nella scuola secondaria di secondo grado occorre rivederne i curricoli (i quadri-orario). Ma siamo sicuri che questa sia proficua per l'apprendimento? E se possono avvantaggiarsene soltanto le famiglie benestanti, siamo certi che ne valga la pena?», conclude il presidente dell'Anp.