Vent'anni or sono, Massimo Benà da Il Gazzettino del 28.8.2008 Vent'anni or sono, con grande entusiasmo, lasciai un lavoro pubblico (guadagnato senza bisogno di raccomandazioni, desidero ampliamente sottolinearlo) per intraprendere la carriera dell'insegnante. Col senno di poi non è stata una gran scelta, ma meglio non approfondire. Nel lasso di tempo trascorso dal 1998, parafrasando Roy Batty il replicante di Blade Runner, di cose ne ho viste che voi umani non potete neppure immaginarvi: ● corsi di aggiornamento sugli addobbi natalizi e la meditazione trascendentale seguiti dagli insegnanti al solo nobile fine di raggiungere il monte ore necessario per poter accedere allo scaglione economico superiore; ● alunni con serie infinite di insufficienze promossi per impedire che saltassero le classi (a tali acrobazie ci obbliga questa scuola onde evitare il rischio di vedersi saltare la cattedra alias il posto di lavoro; e sfido qualunque benpensante a dichiarare che simili condizioni si comporterebbe in maniera diversa); ● presidenti della repubblica dare delle zucche vuote ad insegnanti che democraticamente manifestavano il proprio dissenso; ● circolari degne di essere immortalate nel ben noto io speriamo che me la cavo; ● ministri della pubblica istruzione sguinzagliare i propri funzionari per giustificare clamorosi strafalcioni nell'uso della lingua italiana; ● concorsoni ideati per promuovere gli insegnanti bravi e meritevoli contingentando però il numero degli eletti in ragione del rozzo criterio delle disponibilità economiche anziché in base all'effettivo numero degli aventi diritto (il numero degli illuminati stabilito per legge, un ottimo esempio di applicazione dei criteri di qualità!) ● la scomparsa degli esami di riparazione sostituiti dai più innocui debiti scolastici, istituti privi di conseguenze a carico di chi i debiti non li saldava affatto (nei fatti una formidabile lezione di educazione civica sul modello sociale imperante); ● crescere a dismisura montagne di scartoffie ed adempimenti le cui ricadute sulla qualità della scuola sono certificate dai test internazionali sull'apprendimento; ● alunni capaci e meritevoli privi di mezzi economici privati del diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi (art. 34 della Costituzione); ● alunni non particolarmente capaci e meritevoli ma non privi di mezzi economici avere la possibilità (il diritto?) di raggiungere i gradi più alti degli studi; ● richieste di accorciamento della settimana scolastica non già in virtù della nobile ragione di migliorare l'efficacia dell'insegnamento bensì per dare la possibilità agli operatori turistici di sfruttare l'aumentata disponibilità di tempo libero delle famiglie; ● garantire aumenti di busta paga , anche cospicui, agli amici dei dirigenti grazie a incarichi sulla cui utilità è meglio stendere un velo pietoso; agli altri (i non amici) il tradizionale sacchetto di noccioline quando non le ritorsioni; ● ho visto troppo lunga è la lista, meglio interromperla qui.
Fino a ieri non ho mai pensato alla pensione; l'ho sempre considerata un evento molto, molto lontano nel tempo di cui poco mi importava. Anche perché il mio lavoro (la parte relazionale con alunni e famiglie) mi continua a piacere. Da quando, questa mattina, ho letto le dolomitiche esternazioni del ministro Gelmini ho una sola idea fissa. Spero che fra le mirabolanti trovate di Gelmini vi sia anche quella di mandare in quiescenza largamente anticipata un certo numero di insegnanti demotivati e/o fannulloni e/o incapaci: mi ci ficcherò a peso morto. Lo giuro.
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