IL DIFFICILE MONDO DELLA SCUOLA

“Ogni anno è come chiedere l’elemosina”.

Ieri le assegnazioni delle supplenze. E Pra Mio arriva con il grembiule.

 di Paola Dall’Anese dal Corriere delle Alpi del 29.8.2008

BELLUNO. Trentatré, ventiquattro, e ventidue. Sono gli anni di precariato accumulati rispettivamente da Angelo Zanella, Fabrizio Pra Mio e Paolo Michele Maizza, docenti di educazione fisica al loro ennesimo contratto annuale. “Sono il ministro Biondina in contatto col ministro Brunetta e aspetto che mandi via il fannullone per prenderne il posto” ha detto Pra Mio, presentatosi all’appello in rigoroso grembiulino blu, pantaloncini corti e calzini bianchi.

“Ho messo il grembiule perché in questo modo il ministro Gelmini vuole riqualificare la scuola. È così avvilente, continua Pra Mio che ogni anno arriva alle assegnazioni delle cattedre temporanee in “costume”, un costume rifacentesi all’attualità del mondo della scuola.

Arriva dopo le 11 all’Istituto Catullo, il professore dello Zoldano sotto gli sguardi divertiti degli altri colleghi. Si dirige direttamente nell’aula magna dove c’è la commissione dell’Ufficio scolastico provinciale addetta alle operazioni. Entra e saluta, tra gli applausi dei presenti. Apparentemente è sempre contento Pra Mio, ma non è così.

Come si vive da precari tutta una vita? “C’è un grande senso di ansia, di impotenza, non sai mai con chi prendertela: il ministro, l’Usp, i sindacati? Siamo troppi, questo è il problema e la meritocrazia di cui tutti si riempiono la bocca non esiste”.

Ma Pra Mio non è il più “vecchio”, ad avere più anni di servizio di lui è Angelo Zanella di Lozzo di Cadore, da 33 ani precario, ma primo in graduatoria. “Si vive molto male”, dice, “pare di venire a chiedere ogni anno l’elemosina. Io vengo da Lozzo di Cadore e l’anno scorso sono finito a santa Giustina e Trichiana, facendomi 30 mila chilometri e spendendo 400 euro di benzina al mese. Se non avessi preso quelle cattedre non avrei potuto avere l’orario pieno”.

E sì perché dall’anno scorso chi, potendo, non prende la cattedra intera, non può beneficiare di altri spezzoni orari. Una situazione che, come hanno evidenziato i sindacati proprio nei giorni scorsi, metterà in grave disagio i docenti costretti a viaggi lunghi nelle parti più estreme del territorio. C’è poi Maizza, 22 anni di precariato. “La nostra è una vita dura, per 10 mesi lavori e poi ti ritrovi senza uno stipendio, e allora l’estate la passi a lavorare”.

Ma come loro, erano davvero tanti ieri al Catullo i precari in attesa di rioccupazione. Venivano da tutte le parti della provincia. In volto la rassegnazione perché anche per quest’anno è andata male. E così, in attesa che venga il turno della loro classe di concorso, tra chi si conosce scatta il meccanismo degli accordi per spartirsi, senza pestarsi i piedi, gli spezzoni orari.

Ma dietro la rassegnazione c’è anche la rabbia. “Il problema è che le regole cambiano di anno in anno, dice Paolo che insegna diritto, “e la cosa peggiore è che chi ha il ruolo ha tutti i diritti, e chi sta sulla soglia nessuno”.

Arrabbiato si dice Antonio, da 21 anni precario, di pieve di Cadore, docente di diritto. “Sono arrabbiato per la mancanza di certezze di questo ministero. Non c’è una cosa che vada a compimento da un governo all’altro. Alla fine mi aspetto di tutto, anche che chi è primo in graduatoria, fra un po’ diventi ultimo”.

E così si replica.