Al di là dei giudizi di merito, nella maggior parte favorevoli,
l'aria che tira nella scuola è quella di una profonda sfiducia nei confronti della politica

Troppe riforme e poche risorse
La denuncia degli insegnanti.

da ItaliaOggi del 18/9/2007

 

In queste pagine dedicate ai nuovi programmi scolastici, dopo aver dato spazio nei numeri precedenti di Azienda Scuola agli esperti, ospitiamo gli interventi di alcuni insegnanti. Sono loro a dire che cosa cambia a partire da quest'anno nel lavoro in classe, nella programmazione didattica, nel rapporto con gli studenti. Cambiamenti che saranno progressivi, in alcuni casi sotto il segno di un ritorno al passato, di una sburocratizzazione degli adempimenti, di una maggiore autonomia. Ma al di là dei giudizi di merito, nella maggior parte favorevoli, l'aria che tira nella scuola è quella di una profonda sfiducia nei confronti della politica. Gli insegnanti si sentono sotto assedio, giudicati, spesso male, dai media, chiamati a cambiare scuola praticamente a ogni cambio di governo, inchiodati al banco degli imputati per tutto ciò che non va, dai bassi rendimenti degli studenti alle loro malefatte fuori dalle aule. Nel marasma che è diventata la scuola, chiedono a chi li governa maggiore rispetto e attenzione, anche economicamente tangibile (e dunque maggiori risorse), più stabilità e idee chiare sul da farsi. Nel rispetto di una missione, quella educativa, che necessariamente non può essere standardizzata, ma deve seguire la specificità di ogni studente.
Ai genitori, chiedono di tornare a occuparsi dei loro figli, non solo quando si tratta di protestare perché il voto è basso o i libri costano troppo.

La prossima settimana sarà la volta dei dirigenti scolastici, che diranno la loro sul nuovo sistema disciplinare introdotto, qualche settimana fa, attraverso un decreto legge, dal ministro della pubblica istruzione, Beppe Fioroni.