Nuovo attacco ai "fannulloni" Epifani: da noi
nessuna difesa "Studenti in fuga, obbligo a 16 anni".
Fioroni: il 20 % senza diploma, serve un biennio
obbligatorio Vladimiro Polchi, la Repubblica 7/9/2007
ROMA - Un esercito di studenti fantasma: uno su cinque senza diploma, 19mila in fuga dopo il primo anno di superiori. E' un vecchio male quello che si aggira tra i banchi d'Italia: la dispersione scolastica. «L'ascensore sociale è fermo al garage - avverte il ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni - e il sistema formativo deve saper intercettare questa fuga». Come? «Innalzando, a partire da quest'anno, l'obbligo scolastico a 16 anni». In Italia, il 20,6% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni esce dal sistema di istruzione senza diploma né qualifica professionale (percentuale che sale al 28,3% in Sardegna e scende al 10,5% in provincia di Trento). Uno studente italiano su 5, cioè, si ferma alla licenza media. Un dato superiore al resto d'Europa e lontano dall'obiettivo del 10% fissato a Lisbona nel 2000. Non solo: 19mila studenti scompaiono dopo essersi iscritti al primo anno superiore, non vengono cioè mai scrutinati. Gli anni più a rischio di dispersione sono, infatti, il primo e il secondo delle superiori (con una media di 18,2% bocciati al primo anno e di 13,1% al secondo), con punte del 30% nelle prime classi degli istituti professionali. Come intercettare allora questi studenti in fuga? Il ministro dell'Istruzione ha presentato ieri la sua ricetta: a partire da quest'anno, un regolamento (attuativo della Finanziaria 2007) avvierà un biennio di sperimentazione per innalzare a 16 anni l'obbligo scolastico. Un provvedimento che nel 2007 riguarderà oltre 1,7 milioni di studenti tra i 14 e i 16 anni. Cosa cambia in concreto? Il regolamento definisce le 8 "competenze chiave di cittadinanza", da raggiungere nei primi due anni delle superiori, riferite a quattro assi culturali: asse dei linguaggi, asse matematico, asse scientifico-tecnologico e asse storico-sociale. In pratica, i ragazzi dovranno avere una buona padronanza della lingua italiana, saper comunicare in una lingua straniera, cavarsela con le procedure di calcolo, comprendere le caratteristiche dei diversi momenti storici, conoscere la Costituzione e gli elementi fondamentali del sistema socio-economico.
«Va chiarito - precisa
il vice ministro Mariangela Bastico - che l'obbligo non costituisce un
punto terminale del percorso scolastico, ma solo un titolo minimo: i
ragazzi devono conseguire almeno una qualifica professionale triennale
o un diploma di scuola superiore. Dopo l'obbligo scatta, infatti, il
diritto-dovere all'istruzione fino almeno a 18 anni». Non solo. La
Bastico sottolinea che tra gli effetti del nuovo obbligo c'è
l'innalzamento dell'età di ingresso nel mondo del lavoro a 16 anni. Di
fatto però gli attuali ordinamenti scolastici non cambieranno, ma
scuole e insegnanti dovranno utilizzare metodologie e modelli
innovativi nell'organizzazione della didattica. Di una «overdose di annunci», parla invece il segretario generale della Flc-Cgil, Enrico Panini: «Siamo di fronte a un insieme disorganico di decisioni: si ripristina il tempo pieno, ma si tagliano gli organici; si parla di rigore, ma si introducono provvedimenti aperti all'arbitrio in materia disciplinare per i docenti; si introduce l'obbligo di istruzione a 16 anni, ma per nove mesi non si dice niente a nessuno, primi fra tutti docenti e famiglie».
E mente il
Gilda
critica la campagna anti-fannulloni, perché «non si può fare di tutta
l'erba un fascio»,
lo Snals-Confsal avverte che «occorre conciliare la difesa del
personale con gli interessi della scuola e degli utenti». |