La Corte dei conti non registra il bando. Fondi ricerca in quarantena. da ItaliaOggi del 5/9/2007
La ricerca italiana rischia di restare a secco.
L'atteso bando per i Progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin),
infatti, emanato lo scorso luglio dal ministro dell'università Fabio
Mussi, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, non è stato registrato
dalla Corte dei conti. Mandando in fumo, così, le speranze di quanti,
tra ricercatori e professori universitari, attendevano i finanziamenti
per il 2007 per coprire tutte le spese per i progetti di ricerca.
Adesso tutto dipende dalle risposte che il ministero fornirà alla
magistratura contabile sulle osservazioni al provvedimento
ministeriale. Il che significa un ulteriore ritardo che va ad
aggiungersi a quello già accumulato in questi mesi, giacché per il
2006 il bando fu emanato a marzo. E l'enorme delusione tra i
professori universitari di tutti gli atenei italiani, da Pisa a
Cagliari, è cocente. Tanto più che le università non hanno ancora
alcuna indicazione né sulla scadenza sul termine di presentazione
delle domande (in teoria il 20 settembre) né su quanto il governo
intende destinare in termini economici. Mussi aveva infatti annunciato
un finanziamento di 90 milioni, che però era destinato ad aumentare in
conseguenza dello sblocco di risorse previsto per inizio settembre
(160 milioni). Una questione che aveva spinto il mondo accademico a
sottoscrivere una petizione e inviarla al presidente della repubblica
per sbloccare la situazione. Interpretando il disagio del mondo
accademico anche il Consiglio universitario nazionale (Cun) aveva
sollecitato il ministro dell'università di rendere noto l'importo
disponibile e di procedere con «la massima celerità all'emanazione del
bando». Nel frattempo, circa 3.500 progetti di ricerca attendono di
essere vagliati e selezionati dalla commissione ministeriale. E i
ricercatori e i professori delle università italiane sono con il fiato
sospeso, tanto da annunciare il blocco delle attività. «È una
situazione inaccettabile», ha dichiarato Patrizio Dimitri, professore
di genetica e di biologia molecolare all'università La Sapienza di
Roma e tra i firmatari della petizione inviata al presidente della
repubblica in cui si chiedeva di intervenire («e dalla quale non
abbiamo avuto alcuna risposta»). «Siamo al limite e vogliamo un
segnale concreto in tempi stretti, dato che gli attuali ritardi
nell'erogazione di quel pur modestissimo flusso di finanziamento
rischiano di minare per molti le stesse basi della sopravvivenza
scientifica. I Prin finanziano progetti di ricerca biennali di ogni
specialità, dall'area giuridica a quella tecnica fino a ingegneria
industriale. Ogni facoltà aspetta questi soldi per acquistare
materiale, per pagare le spese per i servizi, partecipare a convegni,
pagare i giovani ricercatori. Un microcosmo tuttora in letargo, in
attesa che il governo decida di stanziare i fondi che sembrano
briciole rispetto alle aspettative. Nel corso degli anni ai Prin sono
infatti stati assegnati annualmente dagli 80 ai 160 milioni di euro e
la media di finanziamento concesso a ogni singolo progetto selezionato
oscilla dai 18 ai 60 milioni. Ma quest'anno la cifra potrebbe essere
ancora più esigua considerando che se mai verrà sbloccato il bando a
spartirsi le briciole concorreranno anche gli enti di ricerca |