Nelle situazioni in cui il reggente – che ha già
un altro istituto da dirigere –
si viene a trovare senza esoneri o semiesoneri di docenti vicari,
la situazione si prospetta particolarmente difficile da gestire.
Il problema delle scuole senza dirigente
e delle ”reggenze”.
Il problema delle scuole senza dirigente e delle
”reggenze”.
Gianni Gandola da ItaliaOggi del
4/9/2007
Può capitare che alcune scuole statali in certi
anni scolastici rimangano senza dirigente. O perché la sede è rimasta
vacante a seguito di dimissioni, trasferimento, ecc. o perché il
dirigente titolare è utilizzato in altra funzione (incarico presso gli
uffici scolastici regionali o provinciali, nelle associazioni
professionali o sindacali, ecc.) e la sede è quindi “disponibile” per
un certo periodo di tempo.
Prima dell’autonomia scolastica e della dirigenza, quando peraltro gli
istituti erano realtà molto meno complesse di quelle attuali - diciamo
fino verso la metà degli anni ’90 - a queste scuole veniva assegnato
un altro dirigente scolastico. Nelle scuole elementari vigeva
l’istituto della cosiddetta “reggenza”: la scuola veniva cioè affidata
a un direttore didattico già titolare in un altro Circolo didattico e
un docente collaboratore veniva esonerato dall’insegnamento e svolgeva
le funzioni di “vicario”, “distaccato” dalla classe. Da notare che nei
circoli didattici in reggenza l'autorizzazione all'esonero poteva
essere disposta “a prescindere dal numero delle classi funzionanti”.
Nelle scuole medie non vigeva la reggenza ma veniva nominato un
“preside incaricato”, vale a dire un docente che era nella graduatoria
di coloro che avevano presentato domanda per svolgere tali funzioni.
Dopo la metà degli anni ’90 a Milano (provveditore De Sanctis,
ministro della P.I. Berlinguer) i sindacati erano riusciti a far sì
che anche nelle scuole elementari venisse nominato un preside
incaricato, superando quindi lo stesso istituto della reggenza. In
tutti gli istituti scolastici quindi c’era un dirigente, titolare o
incaricato che fosse.
La situazione si presenta del tutto diversa da qualche anno. La legge
43/05 ha abolito l’istituto degli incarichi di presidenza a partire
dall’a.s. 2006/07, “fatta salva la conferma degli incarichi già
conferiti”. Quindi, nelle scuole rimaste “scoperte”, senza capo
d’istituto, gli uffici scolastici regionali prima procedono alla
nomina di un ristretto numero di “incaricati” (si tratta
sostanzialmente di “conferme” di coloro che hanno svolto questa
funzione negli anni precedenti al 2005/06) e poi assegnano di nuovo le
“reggenze”. In Lombardia quest’anno erano 143 le sedi vacanti o
disponibili, sono stati nominati 60 dirigenti incaricati e attribuite
83 reggenze, di cui 38 in provincia di Milano.
Il punto però è che la reggenza non comporta più, automaticamente,
l’esonero del docente vicario. O meglio: gli istituti che già
disponevano di questa figura (esoneri o semiesoneri autorizzati per
ragioni di complessità, numero di classi) possono utilizzarla in
questo senso, per gli altri, che ne erano sprovvisti, non è più
prevista.
Si è insomma passati da un regime ad un altro completamente diverso.
E’ evidente che nelle situazioni in cui il reggente – che ha già un
altro istituto da dirigere – si viene a trovare senza esoneri o
semiesoneri di docenti vicari, la situazione si prospetta
particolarmente difficile da gestire, anche perché in genere oggi
tutte le autonomie scolastiche sono realtà piuttosto complesse (può
trattarsi ad esempio di scuole primarie con diversi plessi scolastici
e con annessa scuola dell’infanzia o con un centro per l’educazione
degli adulti aggregato…).
Siamo insomma di fronte ad un paradosso: quando
gli istituti scolastici avevano dimensioni ridotte (uno o due plessi
scolastici i Circoli didattici, un solo plesso le scuole medie e 2-300
alunni al massimo) potevano disporre di qualche risorsa professionale
aggiuntiva (il preside incaricato o il reggente con l’esonero del
vicario), oggi che sono realtà più complesse non dispongono più di
tali risorse. Le ragioni del risparmio prevalgono, in questo caso, su
quelle della funzionalità del servizio. Ma ne vale veramente la pena?
Non si peggiorano piuttosto, in questo modo, le condizioni per una
gestione efficace della scuola pubblica?