Il Nobel per la fisica «Quei numeri a memoria non insegnano a pensare». Il Corriere della Sera del 5/9/2007
MILANO — «Conoscere le tabelline può essere utile, ma non mi pare diano un grande aiuto per imparare a pensare». Riccardo Giacconi, premio Nobel per la fisica nel 2002 per aver scoperto il nuovo cielo a raggi X, è tagliente nei commenti.
«Quando entrai all'università di Milano avevo un bravissimo insegnante di geometria che ci disse di dimenticare la trigonometria studiata al liceo e di affrontare invece la geometria proiettiva con maggior impegno. Perché la prima era solo calcolo, mentre la seconda era preziosa per sviluppare la capacità di capire il mondo da un punto di vista fenomenologico, che è quello che conta ».
«Studiarla è importante e necessario soprattutto per la scuola italiana che da sempre ha privilegiato gli aspetti umanistici. Se qualcuno non conosce Shakespeare è giudicato ignorante mentre se ignora Newton o Keplero è giustificato. Ecco, questa disparità dovrebbe scomparire, senza con questo rifiutare lo studio della grammatica e della lingua, perché se non la conoscessimo noi due non riusciremmo a parlarci. Però, con la sola cognizione dei numeri e delle tabelline non si trasmettono le idee».
«Mia madre insegnava matematica e quando ero al liceo mi chiedeva una mano nel correggere i compiti dei suoi studenti. Io ci tenevo molto a non far brutta figura e così spesso studiavo gli argomenti che non conoscevo tutto da solo. Ho sempre preferito la geometria, nella quale ero dotato. In algebra avevo qualche difficoltà perché mi annoiava con quelle lunghe espressioni; era soltanto calcolo».
«La situazione è ben diversa, ma è vero che
anche in America c'è la necessità di studiarla più seriamente. Abbiamo
una grave carenza, colmata oggi soprattutto con l'arrivo di molti
ricercatori asiatici. Ma è una tendenza da invertire». |