Ricorso al Tribunale del
lavoro dei parlamentari della Rosa nel pugno
Se dovesse essere vinto potrebbe costare allo Stato oltre due miliardi
Religione, i prof guadagnano di più.
"Ora gli stessi aumenti per tutti".
Salvo Intravaia, la Repubblica
del 26/9/2007
I neoimmessi in ruolo di
Religione percepiscono uno stipendio più alto di tutti gli altri
colleghi. Per questa ragione i parlamentari della Rosa nel pugno (Rnp)
hanno promosso un ricorso al Tribunale del lavoro di Roma. L'obiettivo
è quello di ottenere la parità di trattamento economico fra i docenti
di religione cattolica e tutti agli altri professori, allineando gli
stipendi di questi ultimi con quelli dei loro colleghi che fino a tre
anni fa venivano nominati direttamente dell'ordinario diocesano.
Un ricorso che, se venisse accolto, costerebbe alle casse dello Stato
qualcosa come 2,5 miliardi, di euro, e che porterebbe nelle tasche dei
docenti di 'tutte le altre materie' una cifra compresa fra i 2.500 e i
15 mila euro. La contesa fra Rnp e ministero della Pubblica istruzione
si aprirà nei prossimi giorni quando è prevista la prima udienza
presso il tribunale della Capitale.
Secondo deputati e senatori, coordinati da Maurizio Turco, gli attuali
privilegi degli insegnanti di Religione sarebbero in contrasto con gli
articoli 3 e 97 della Costituzione che prevedono la 'parità di
trattamento nel pubblico impiego'. Per comprendere le cause che hanno
portato alla presunta disparità a favore di 12 mila insegnanti di
Religione occorre partire dal 1980. L'accavallamento di una serie di
normative, con tutta probabilità non adeguatamente coordinate, ha
consentito agli assunti di Religione di partire con uno stipendio più
alto anche del 10 per cento rispetto agli altri insegnanti nelle
medesime condizioni.
Ventisette anni fa, una serie di contorsioni dell'ordinamento
giuridico italiano ha comportato un indubbio vantaggio per i
neoassunti di Religione. Nel 1980 vennero concessi loro scatti di
stipendio maggiori poiché la loro condizione era quella di "precari
sine die", pagati dallo Stato italiano ma senza poter godere dei
meccanismi riguardanti i colleghi di ruolo.
Nel 2003 l'allora ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, indisse
il primo concorso della storia repubblicana per assumere
definitivamente 15 mila insegnanti di Religione. E poco prima di
passare la mano al centro-sinistra, nel febbraio 2006, il governo
Berlusconi stabilì che gli incrementi stipendiali di cui avevano
goduto i precari di Religione prima di entrare di ruolo venivano
conservati anche dopo.
Così quello che per i prof di Religione era un handicap (il precariato
a tempo indeterminato stabilito dal Concordato Stato-Chiesa) si
trasformò in un vantaggio. Basta fare due conti per comprenderne gli
effetti. Un prof di Religione con otto anni di anzianità, neppure
troppi per i precari della scuola, ad inizio carriera percepisce uno
stipendio del 10 per cento più consistente rispetto ai colleghi delle
'altre materie'.