A Cernobbio tre giorni di incontri "I ragazzi non sono pronti a stare in ufficio"
"Pigri, arroganti, poco preparati" Politecnico e imprese a confronto sul mercato del lavoro Teresa Monesteroli la Repubblica del 30/9/2007
DAL NOSTRO INVIATO Una laurea in ingegneria o economia aziendale con il massimo dei voti non sono più sufficienti per accaparrarsi un buon posto di lavoro. Perché ai giovani oggi viene chiesto di più: l'inglese prima di tutto, ma anche flessibilità, adattamento, mobilità, creatività, capacità comunicativa, indipendenza e soprattutto rispetto dei ruoli. Tutte competenze che non si imparano in un'aula universitaria. Così, per correre ai ripari e cercare di avvicinare la domanda (le esigenze delle aziende) con l'offerta (la preparazione fornita dalle università), il Politecnico di Milano e la società di consulenza Emblema hanno organizzato, per la prima volta in Italia, la Borsa internazionale del placement (Bip): una tre giorni di incontri e convegni per mettere a confronto i responsabili degli uffici di orientamento lavorativo degli atenei con i selezionatori delle aziende. Un'occasione per scambiarsi informazioni, stringere relazioni, instaurare partnership. «L'università deve conoscere le esigenze del mercato del lavoro, ma il mercato del lavoro deve conoscere le attività delle università - ha detto il rettore del Politecnico, Giulio Ballio, in apertura di convegno - L'importante è evitare l'atteggiamento di chi dice agli altri quello che devono fare». Da parte sua, il Politecnico ha già avviato un corso di "orientamento professionale" facoltativo, dedicato a tutti i laureandi. «Un mix di e-learnig e lezioni in aula tenute direttamente da manager aziendali - spiega Marco Taisch, delegato del rettore al placement - per insegnare agli studenti come si scrive un curriculum, come si affronta un colloquio, come si gestisce un meeting. Insomma, come si sta in azienda». Da un lato l'università, dall'altro il mondo dell'impresa. Che disegna l'identikit del laureato ideale. Giovane (massimo 28 anni, meglio 24) preferibilmente con una laurea specialistica («I laureati triennali non sono né carne né pesce» dice Domenico Calì di Acer), ottima conoscenza dell'inglese e una spiccata propensione a viaggiare. «Vogliamo neolaureati con la valigia in una mano e il passaporto nell'altra - racconta Valeria Pardossi, responsabile risorse umane della Fiat - E un'attitudine alla multiculturalità: il 65 per cento di loro lavorerà all'estero». Il voto? Non conta quasi più. «Non lo guardo nemmeno - continua Calì - L'importante è che dimostrino di voler affrontare il mondo del lavoro per vincere non per partecipare». «Più che le competenze tecniche guardiamo le soft skills - dice Costanza Di Pietrantony di Vodafone - gestione del cliente, comunicazione, lavoro di gruppo, creatività e intraprendenza». Infine Nicola Rossi, direttore marketing di Monster.it, sito di annunci online, fa un ultimo appunto da un osservatorio privilegiato: «I giovani guardano solo alle grandi aziende, sottovalutando l'offerta lavorativa delle piccole e medie imprese, spesso ottime occasioni per fare carriera».
Come prima edizione -
conclusa ieri a Cernobbio nella sede dello storico seminario
Ambrosetti - è stata un successo: 58 gli atenei partecipanti (31
italiani), e 92 società italiane e straniere (tra le altre Barilla,
Pirelli, Microsoft, Sky, Ferrero, Generali e Coca Cola). E 650
incontri one-to-one fra responsabili delle risorse umane e uffici
placement in due giorni. «Ce ne aspettavamo 150 - spiega soddisfatto
Tommaso Aiello di Emblema - abbiamo dovuto raddoppiare gli stand». |