Esclusivo Una bozza di un regolamento allo studio.
Nuovo trucco di Fioroni Simone Verde da il manifesto del 13/10/2007
Generalizzare e consolidare i finanziamenti alle scuole private. È l'obiettivo di un regolamento allo studio del ministero della pubblica istruzione, di cui il manifesto è riuscito a intercettare una bozza. Una bozza che, qualora invariata, permetterebbe di distribuire indiscriminatamente fondi pubblici a tutte le scuole elementari paritarie. Il tentativo è sempre lo stesso, ma il processo per aggirare il divieto di finanziamenti dello stato questa volta è più macchinoso del solito e per essere compreso richiede qualche passo a ritroso. Tutto cominciò nel 2000, con una legge dell'allora ministro della pubblica istruzione Luigi Berlinguer che, dando seguito alla Costituzione, stabilì i criteri per parificare l'istruzione pubblica e privata. Nel 2003, poi, arrivò Letizia Moratti, che si servì del provvedimento per giustificare aiuti alle famiglie con figli iscritti nelle scuole private. Il provvedimento fece molto discutere, ma funzionò. E permise di affermare il principio che lo stato, per promuovere la parità scolastica e per garantire a tutti un'ampia offerta formativa, dovesse investire denaro.
Cambiata maggioranza, fu compiuto un ulteriore
passo, questa volta ad opera dell'attuale ministro Giuseppe Fioroni.
Il quale grazie a un decreto dello scorso giugno è riuscito nella
quadratura del cerchio, affermando apertamente la necessità di
«sostenere la funzione pubblica svolta dalle scuole paritarie
nell'ambito del sistema nazionale di istruzione» attraverso
«contributi destinati alle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie
di primo e secondo grado in possesso del riconoscimento di parità». Un
passo fin qui impensabile con cui si aggira definitivamente il dettato
costituzionale e si riesce a stabilire che lo stato deve assumersi
l'onere di finanziamenti diretti alle scuole private. Il provvedimento
è tanto più scaltro che non avviene attraverso nuove leggi, ma a colpi
di decreti ministeriali e di interpretazioni estensive di norme già
esistenti per evitare polemiche e scomodi dibattiti parlamentari. Ne
scaturisce una vera e propria rivoluzione di velluto, con conseguenze
estremamente negative sull'amministrazione scolastica che vede
moltiplicare regolamenti, bizantinismi e cavilli, in un caos
burocratico in cui tutto diventa possibile.
Ma i vantaggi non si fermano qui. Oltre al
denaro, infatti, agevolazioni sono garantite da ulteriori omissioni.
Prima tra tutte quella che riguarda la percentuale massima di precari
che possono essere assunti da ogni istituto. Un aspetto che richiede
da anni un chiarimento definitivo e su cui il documento tace,
permettendo così che continui lo sfruttamento indiscriminato di
docenti con contratti atipici, salari bassissimi, contributi inferiori
ai colleghi di ruolo e stipendi che non coprono i periodi di ferie. Un
ulteriore vantaggio che rafforzerà l'integrazione tra pubblico e
privato teorizzata da Fioroni nell'ambito di «un sistema misto» in cui
la scuola pubblica continua a subire restrizioni finanziarie mentre
vengono moltiplicati i fondi per le scuole confessionali. |