Draghi: più soldi ai giovani
«In Italia i salari più bassi».
«Reddito giovani cresca in modo stabile»
Draghi: «Una ripresa della crescita del consumo
è fondamentale per il benessere generale»
Il Corriere della Sera del
27/10/2007
TORINO - «Occorre che il reddito torni a
crescere in modo stabile». È il monito lanciato dal governatore di
Bankitalia, Mario Draghi, in una lezione all'Università di Torino
aggiungendo che «una ripresa della crescita del consumo è fondamentale
per il benessere generale, per la crescita del prodotto, per la stessa
stabilità finanziaria. Destinatari e protagonisti di questo processo
sono in particolare i giovani».
IMPOVERIMENTO DEI GIOVANI
- I giovani, dice Draghi, potrebbero comprimere la loro propensione al
consumo in ragione «di un reddito permanente atteso più basso che in
passato» e della «discontinuità della vita lavorativa».
STIPENDI
- I livelli retributivi dell'Italia «sono piu bassi che negli altri
principali paesi dell'Unione europea» ha aggiunto il governatore della
Banca d'Italia. «Le differenze salariali rispetto agli altri Paesi -
ha detto Draghi - sono appena più contenute per i giovani, si ampliano
per le classi centrali di età e tendono ad annullarsi per i lavoratori
più anziani. Il differenziale è minore nelle occupazioni manuali e
meno qualificate». Secondo dati dell'Eurostat relativi alle imprese
dell'industria e dei servizi privati nel 2001-02, ha spiegato Draghi,
«la retribuzione media oraria era, a parità di potere d'acquisto, di
11 euro in Italia, tra il 30 e il 40 per cento inferiore ai valori di
Francia, Germania e Regno Unito». «L'Italia mostra, come la Francia,
un profilo ascendente per età, mentre in Germania e Regno Unito il
profilo è a U rovesciata: le retribuzioni raggiungono un apice in
corrispondenza delle età più produttive, calano negli anni
successivi».
RIFORME
- Secondo il governatore di Bankitalia, esiste una «concorde diagnosi
dei mali italiani» che porta «in primo piano l'esigenza di misure
volte a riformare le regole dell'economia e della spesa pubblica.
Saranno quelle stesse misure strutturali, mirate ad aumentare
l'efficienza e la competitività della produzione interna, a sostenere
i redditi e i consumi delle famiglie, assicurando la crescita
dell'economia».
«Il ventaglio dell'azione pubblica è ampio», si legge nelle lezione di
Draghi all'università di Torino che si sofferma su tre settori.
Il primo fa riferimento alla riforma «coraggiosa» del sistema
d'istruzione, e in particolare dell'istruzione superiore, che «deve
sollecitare i giovani in procinto di affacciarsi sul mercato del
lavoro a investire seriamente in capitale umano».
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, inoltre, vanno individuati,
secondo Draghi, gli strumenti per «ripartire più equamente i costi
derivanti dalla maggiore flessibilità. Vi sono modi, sperimentati
anche in altri paesi, per contemperare le esigenze di imprese
competitive con le aspirazioni dei lavoratori che entrano nel mercato,
con i bisogni di stabilità e crescita professionale di coloro che già
vi sono».
Infine «un innalzamento dell'età effettiva di pensionamento può
ricostruire l'equilibrio fra attesa di vita, attività lavorativa e
modelli di consumo».
REDDITO
- «La spesa pro capite per consumi è oggi più che raddoppiata rispetto
al 1970», dice ancora Draghi, sottolineando come «nell'ultimo
quindicennio in Francia e, soprattutto, nel Regno Unito il reddito pro
capite sia cresciuto a ritmi sostenuti, favorendo una rapida
espansione dei consumi. In Germania, che ha condiviso con noi una fase
di quasi stagnazione della crescita economica fino a due anni fa, la
dinamica della spesa è risultata inferiore a quella del reddito, che
ha beneficiato degli intensi processi di ristrutturazione, dei
miglioramenti della produttività e della rafforzata capacità
esportatrice del sistema produttivo tedesco. Viene confermata la
fondamentale diversità dei casi italiano e tedesco: il nostro sistema
ha sofferto di una crisi di competitività internazionale, quello
tedesco di una crisi di fiducia dei consumatori». «Secondo stime che
saranno diffuse entro l'anno dalla Banca d'Italia - annuncia il numero
uno di Bankitalia - la ricchezza delle famiglie italiane, non
considerando quella pensionistica pubblica, in accordo con le norme
statistiche internazionali, ha mostrato un deciso incremento dalla
metà degli anni novanta: pur tenendo conto delle difformità nazionali
nella valutazione delle attività reali, alla fine del 2004 essa era
pari a circa otto volte il reddito disponibile, un valore in linea con
quello del Regno Unito e nettamente più elevato di quelli di Giappone,
Francia, Germania e Stati Uniti. Nel nostro paese le attività
finanziarie rappresentano poco meno della metà della ricchezza totale
netta, una quota superiore a quella francese, pressochè pari a quelle
della Germania e del Regno Unito e molto al di sotto di quelle degli
Stati Uniti e Giappone. L'indebitamento delle famiglie italiane, pur
in significativo aumento, rimane molto inferiore nel confronto con gli
altri paesi».