Il Ministero ci riprova:
i sovrannumerari vanno riconvertiti.
di Alessandro Giuliani La
Tecnica della Scuola del 2/10/2007.
Ai corsi potranno accedere i docenti senza cattedra,
anche se privi del titolo di studio richiesto invece al personale non
di ruolo. L'indicazione è contenuta nel disegno di Legge della
Finanziaria 2008, approvato venerdì 28 settembre dal Consiglio dei
Ministri, che in pratica si traduce in una proroga della scadenza dei
corsi già previsti della Finanziaria del 2007 ma mai attivati.
Entro i prossimi due anni, migliaia di insegnanti in
sovrannumero dovranno obbligatoriamente frequentare i corsi di
riconversione in materie ricche di posti liberi organizzati: ai corsi,
organizzati direttamente dal Ministero della Pubblica Istruzione,
potranno accedere anche se privi del titolo di studio richiesto invece
al personale non di ruolo.
L'indicazione è contenuta nel disegno di Legge della Finanziaria 2008,
approvato venerdì 28 settembre dal Consiglio dei Ministri, che in
pratica si traduce in una proroga della scadenza dei corsi già
previsti della Finanziaria del 2007 ma mai attivati.
La novità è che le riconversioni potranno concludersi entro il 2010 e
non più con l'anno scolastico in corso. Il disegno di legge riprende
infatti a tutti gli effetti l'art. 1, comma 609, della Finanziaria del
2007, secondo cui però la "riconversione professionale del personale
docente in soprannumero sull'organico provinciale" si sarebbe dovuta
completare "entro l'anno scolastico 2007/2008".
L’obiettivo dichiarato rimane sempre lo stesso: i tanti insegnanti di
ruolo privi di cattedra (il Ministero non ha mai divulgato una stima
precisa, peraltro mutabile di anno in anno, ma si tratta di un numero
cospicuo) saranno chiamati a svolgere dei corsi intensivi al termine
dei quali si ritroveranno abilitati ad insegnare materia con molti
posti vacanti.
I segnali che stavolta l’operazione vada in porto ci sono tutti: il
rilascio delle abilitazioni permetterebbe infatti di evitare di
assumere diversi precari e rientrerebbe alla perfezione
nell’annullamento di oltre 20.000 cattedre nei prossimi due anni
(confermato dal ministro Fioroni).
I docenti interessati al provvedimento sarebbero in primo luogo
appartenenti alla scuola media superiore: un comparto che a seguito
del decremento delle iscrizioni in alcuni tipi di istituti (in primis
nei tecnici, come i commerciali e per geometri, e nei professionali)
ha dovuto fare i conti con tanti prof soprannumerari: docenti di
materie di laboratorio, oppure di ragioneria o materie in disuso come
dattilografia, oreficeria, falegnameria (ma la lista è lunga) che la
scuola utilizza ormai da tempo solo come ‘supporto’ ai progetti
adottati dai singoli istituti o, in certi casi, semplicemente a fare
supplenze.
Anche la scuola media inferiore, in particolare i docenti di
educazione artistica, sarebbero interessati all’attuazione del
provvedimento: pure loro sono stati infatti penalizzati dalla
revisione dei piani d'orario settimanali.
Nel disegno di legge viene ribadita poi la volontà a far svolgere,
laddove necessario, corsi di riconversione sul sostegno: una settore
notoriamente ricco di posti vacanti (quasi la metà dei circa 90.000
totali).
E per evitare che possano sottrarsi alla riconversione, i docenti
saranno chiamati a frequentarli anche se privi del titolo specifico di
accesso.
"L'assorbimento del personale di cui all'art. 1, comma 609, della
legge 27 dicembre 2006, n. 296 – si legge nell'art. 66 del disegno di
legge della finanziaria 2008 -, è completato entro il termine
dell'anno scolastico 2009/2010, e la riconversione del suddetto
personale è attuata anche prescindendo dal possesso dello specifico
titolo di studio richiesto per il reclutamento del personale, tramite
corsi di specializzazione intensivi, compresi quelli di sostegno, cui
è obbligatorio partecipare".
La logica è che lavorando per anni e anni in aree
disciplinari attinenti, questi insegnanti si sono in qualche modo
costruiti 'sul campo' la conoscenza della materia. Un ragionamento che
non piacerà di certo ai sindacati: la riqualificazione attraverso
corsi intensivi del personale in servizio rischia infatti di
vanificare le speranze di altrettante migliaia di precari che per
abilitarsi o specializzarsi nel sostegno hanno frequentato invece
corsi ordinari, di lunga durata, comprendenti tanti esami e ore di
tirocinio. Se il disegno di legge dovesse passare, molti supplenti
prossimi al ruolo saranno infatti ‘scavalcati’ da colleghi
specializzati (con molta meno fatica), ma probabilmente molto meno
motivati.