Le scuole non ospiteranno le primarie del Partito democratico.

Fioroni coglie l’inopportunità.

  Il Riformista del 10/10/2007

 

Le scuole non ospiteranno le primarie del Partito democratico. Lo ha deciso ieri mattina il ministro della Pubblica istruzione. Il neo-democrat Beppe Fioroni, «pur nel rispetto delle autonome determinazioni delle singole istituzioni scolastiche e della concorrente competenza in materia degli enti locali», non ritiene che le primarie rientrino tra le attività previste dalle norme che regolano l’uso degli edifici per attività diverse da quelle scolastiche. Il ministro sottolinea inoltre «l’inopportunità di creare disagio al regolare svolgimento dell’attività didattica, anche in relazione alle necessarie operazioni pulizia e di sistemazione dei locali nel giorno precedente e in quello successivo alla consultazione».

Insomma a tutto c’è un limite, sembra dire l’esponente della componente popolare del Pd. D’accordo che siamo di fronte a un evento epocale, d’accordo che parliamo di un’organizzazione particolarmente aperta ai giovani e che consente il voto persino ai sedicenni, però saltare due giorni di scuola per celebrare la nascita di un partito poteva apparire francamente eccessivo anche ai democratici più convinti. E avrebbe inoltre costituito un precedente mica da ridere. Che cos’avrebbero detto a Berlusconi se un domani il Cavaliere si fosse improvvisamente deciso di indire le primarie per la Casa delle libertà? Non osiamo immaginare i titoli di alcuni quotidiani sull’occupazione delle scuole. Infine, negando l’utilizzo degli istituti scolastici, il ministro Fioroni ha evitato che eventuali straordinari del personale fossero utilizzati per ripulire gli edifici dalle scorie democratiche. Va bene che pagare le tasse è bellissimo, per carità, però stavolta lo stesso Padoa-Schioppa si sarebbe sentito in imbarazzo.