Orientamento e determinazione dei livelli
appropriati di istruzione.
Sono due gli assi intorno ai quali i paesi dell'Unione europea
modulano
le loro politiche a sostegno dell'integrazione scolastica degli alunni
immigrati.
Classi separate? Un'eccezione.
Il ministero sfodera una task force di 700
docenti ad hoc
Iaia Vantaggiato da ItaliaOggi
del 30/10/2007
Orientamento e determinazione dei livelli
appropriati di istruzione. Sono due gli assi intorno ai quali i paesi
dell'Unione europea modulano le loro politiche a sostegno
dell'integrazione scolastica degli alunni immigrati.
Quanto all'orientamento, molti stati (tra cui
Irlanda, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Lettonia e Finlandia)
pubblicano informazioni sui sistemi scolastici in una o più lingue
straniere mentre assai meno numerosi sono quelli che mettono a
disposizione un interprete incaricato di fare da tramite tra scuola e
famiglia. Solo in Finlandia e in Svezia i genitori hanno il diritto
legalmente riconosciuto a ricorrere a un interprete, mentre il
Lussemburgo, che presenta un tasso particolarmente alto di immigrati,
organizza annualmente incontri mirati con le famiglie ma solo in
lingua francese: lo scopo è quello di spiegare loro le diverse
opportunità di studio di cui possono usufruire gli alunni che passano
dall'istruzione primaria a quella secondaria. E tuttavia una dei
problemi principali per quanto riguarda l'integrazione scolastica
resta ancora quello della determinazione dei livelli di istruzione:
non sempre è facile riuscire a stabilire il livello scolastico del
bambino immigrato sia rispetto alle sue conoscenze relative alle
principali aree curriculari sia in merito alle sue competenze
linguistiche. Due gli approcci prevalenti in Europa.
Quello della valutazione caso per caso, svolta generalmente dal capo
d'istituto o dai docenti secondo criteri interni alla scuola e spesso
facenti riferimento all'età dell'alunno. È questo il caso della
Francia.
In altri paesi, come il Belgio o il Regno Unito, la determinazione del
livello di istruzione si avvale di criteri che sono uniformemente
applicati al sistema scolastico e che sono spesso di natura formale
(equivalenze stabilite in base a certificazioni rilasciate da scuole
frequentate in precedenza).
Quanto ai modelli veri e propri essi si articolano soprattutto a
partire dalle competenze linguistiche dei bambini che, se inadeguate,
esigono appropriate misure di sostegno.
Da qui la messa a punto di due sistemi differenti: da un lato, il
modello cosiddetto integrato nel quale i bambini immigrati vengono
inseriti in classi di alunni della loro stessa età a livello di
istruzione ordinaria per essere poi supportati, su base individuale,
da misure di sostegno apposite e sostanzialmente di natura linguistica
che vengono erogate durante il normale orario scolastico o, in alcuni
casi, facendo ricorso ad insegnamenti extracurriculari.
Per quanto riguarda il secondo modello, cosiddetto separato, esso può
a sua volta assumere due forme: la prima (Italia, Irlanda e Regno
unito) è quella degli accordi transitori grazie ai quali i bimbi
provenienti da altri Paesi, pur potendo frequentare alcune delle
lezioni per così dire ordinarie, vengono organizzati in gruppi
separati in modo da poter ricevere le attenzioni più consone ai loro
bisogni. La seconda forma del modello separato (Germania e Romania)
prevede, invece, misure a lungo termine che si traducono nella
creazione di classi speciali all'interno della scuola per uno o più
anni scolastici.
L'integrazione tra i due modelli, è comunque ormai pratica diffusa
mentre risulta assai rara l'organizzazione di gruppi o classi separate
per una durata superiore ad un anno.
Quando ciò accade, come in Germania, è perché la percentuale degli
alunni immigrati presenti in una classe supera il 20%. Le misure di
sostegno vengono sostanzialmente finanziate in tutta Europa a livello
di Stato anche se le autorità centrali possono assegnare l'importo
relativo ai finanziamenti aggiuntivi alle autorità regionali e locali
o alle scuole stesse.