Una volta si chiamavano differenziali.
Marco Lodoli, la Repubblica
del 30/10/2007
E' difficile capire
quale sia stato il pensiero della preside dell'Istituto Gastaldi di
Genova, quali tortuosi percorsi mentali l'abbiano portata a una
conclusione così bislacca: fatto sta che adesso tutti i bocciati del
primo anno si ritrovano concentrati in una sola classe. Dopo tanta
allegra pigrizia, dopo un anno trascorso al paese dei balocchi, senza
ascoltare i professori, senza aprire i libri, senza ascoltare i buoni
e noiosi consigli, i venticinque ragazzacci, trasformati in ciuchini,
vengono collocati tutti quanti nella stessa stalla. Immagino le
reazioni degli altri studenti della scuola, quando passano accanto
all'aula degli ignorantoni.
Risate, lazzi, prese in
giro, ma forse anche brividi di terrore, l'incubo di potersi ritrovare
un giorno nella stessa tragica situazione, tra i reietti, tra gli
angeli ribelli, lì nel gregge compatto delle pecore nere. Una Tortuga
popolata solo da filibustieri, un canile comunale dove si comprimono i
cani senza collare, un cimiterino di anime perse.
Non mi pare proprio che sia una grande idea, non vedo in quale modo
potrebbe stimolare i ripetenti a dare il meglio di sé, a recuperare in
fretta l'anno perduto malamente. E non capisco come alunni e genitori
possano accettare a cuor leggero il ghetto dell'infamia, quali
argomenti possano convincerli a far parte di questa armata Brancaleone
ripulita e istituzionalizzata. A meno che alla base di questa
soluzione della preside non ci sia una recente visione, alle tre di
notte, su qualche canale secondario, di Quella sporca dozzina: tutti
insieme a riscattare l'onore, a dimostrare di essere eroi nonostante
il passato poco edificante! Una morale scolastica da Legione
Straniera, la sceneggiatura perfetta per uno di quei film tosti ma
commoventi, dove gli ultimi saranno i primi, dove le carogne si
rivelano pezzi di pane e, anche se qualcuno inevitabilmente ci rimette
le penne, il grosso del plotone entra nella Storia a testa alta.
Insomma, un'assurdità. Già è complicato restituire un po' di
entusiasmo e di fiducia ai ragazzi respinti, trattenerli a scuola,
convincerli che è stato solo un episodio, che quest'anno tutto andrà
diversamente, che la nuova classe li accoglierà benissimo, perché
molti di loro sono prontissimi a mollare in un secondo la scuola, a
sparire nel nulla: non aggiungiamo il sospetto di creare
classi-galera, classi differenziali, come si diceva una volta, dove
crescevano solo ragazzi dichiaratamente differenti da tutti gli altri,
uguali solo a loro stessi, alla loro triste sconfitta.