Il segno di Zarro.

Dietro la maschera del linguaggio giovanile.

Stefano Borgarelli da DocentINclasse, 5/11/2007

 

Gli studenti di Palermo stampano, quelli di Padova bruciano. I primi si danno un gancio con gli amici, da qualche parte. Gli altri finiranno magari la mattinata in un fattume. Ma il giorno dopo, sia a Padova che a Palermo, dovranno sbombare (come fanno i ragazzi di Arezzo) per convincere le loro dentiere che tutto era regolare. Dentiera non è prodotto dell’odontotecnico, ma conio (con sineddoche, cinica) dello slang giovanile. Sta per professoressa (anziana: cfr. nel sito web de L’Espresso, slangopedia). Gli studenti che hanno marinato la scuola – dandosi appuntamento con altri buontemponi – e quelli finiti nel gruppo che fa uso di droghe leggere, dovranno tutti inventarsi qualche scusa credibile, per giustificarsi a scuola il giorno dopo.

Il bozzetto è ipotetico, le parole sono realmente in uso tra i gruppi giovanili del sud, del nord e del centro Italia. Le documenta un bel dizionario, redatto con il contributo attivo degli stessi visitatori del sito
LinguaGiovani, realizzato dal Dipartimento di Romanistica dell’Università di Padova. La redazione vaglia le parole ricevute da mettere eventualmente a lemma, aggiunge un commento a quelle linguisticamente più interessanti, poi le voci scelte vengono inserite nel dizionario on line, a disposizione di tutti.

Dante batté “i boschi e i pascoli d’Italia” a caccia di un’ “odorosa pantera”, che ruggiva al risveglio emettendo un fiato profumato. La bestia era metafora di “quel volgare che si fa sentire in ogni città, senza aver sede in nessuna di esse” (Dante, De Vulgari Eloquentia, I, XVI). Anche oggi gli studiosi devono piegarsi con attenzione sulle tracce che una nuova pantera (il linguaggio giovanile) dissemina dappertutto. In direzioni diverse. Ma prima ancora che sulle tracce, i
linguisti discutono su quale sia, come sia fatta, la preda stessa. Si chiedono se esista davvero, un linguaggio giovanile come varietà autonoma: “I pareri sono discordi. Da un lato, bisogna ammettere che gli elementi che caratterizzano il LG [Lessico Giovanile, ndr] sono pochi, di provenienza eterogenea, limitati ad alcuni settori della lingua (lessico e formazione delle parole), soggetti a rapida obsolescenza. Dall’altro, colpisce la presenza di procedimenti comuni tra i vari LG italiani e, cosa più notevole, tra i vari LG europei.” (Serianni 1996).

La prima fugace apparizione nella penisola della pantera odorosa (di gioventù) rimonta forse al secondo dopoguerra. Prima del ’68, però, il senso di solidarietà linguistica tra le generazioni era ancora forte. Solo dopo la frattura di quell’ anno fatidico poteva nascere, nella coscienza dei parlanti e nelle prime descrizioni degli osservatori, un LG relativamente autonomo. Espressione marcata della discontinuità tra le generazioni, dei cambiamenti nel costume. Tra i primi linguisti che si mettono in caccia della pantera c’è
Gian Luigi Beccaria (quello di “Parola mia” in tivù, con Rispoli, e della rubrica “Parole in corso”, su Tuttolibri della Stampa), che scrive un libro sui linguaggi settoriali appunto negli anni Settanta. Le prime descrizioni linguistiche scientificamente fondate risalgono invece – secondo Luca Serianni – alla fine degli anni Ottanta (cfr. Serianni 1996).

Il fiato profumato della pantera attira e al contempo confonde i cacciatori. E’ difficile capire dove abbia la sua tana. Certe parole circolano nella lingua dei giovani di tutta Italia, “ma in linea di massima ogni città, ed anzi ogni gruppo giovanile, ha la sua lingua. Fra l’altro muta moltissimo da una zona all’altra d’Italia il peso che nel LG ha il dialetto.” (Cortelazzo 1996). Sempre lo stesso, eppure mutevole da zona a zona, il profumo è composto da queste principali essenze: “[…] lo scorciamento delle parole (dal classico prof o profio, all’innovativo […] seiko ‘sei coglione’), l’animalizzazione ingiuriosa (cozza ‘ragazza brutta’, tonno e tonna ‘stupido, stupida’), la tendenza all’esagerazione (composti con il prefisso mega- o altre forme intensive – ben esemplificate da espressioni come megafugone di massa, o iperboli come gli, ormai classici, bestiale, pazzesco, atroce, mostruoso).” (Cortelazzo 1996)

Quando cade il Muro nell’89, si chiama proprio “Pantera” il movimento (rinato) degli studenti, che lancia una "retefax" per l’aggiornamento continuo sulle occupazioni (precorreva le attuali mailing-list). La pantera profumata ha gli artigli. Li inchiostra. Graffia i muri di città con i graffiti. Lascia tracce sopra superfici inconsuete: il diario scolastico – che diventa zibaldone per la lettura di gruppo –, il lato esterno degli zainetti. I muri non bastano, graffia anche la carta dei libri. Lascia impronte nella narrativa: da Tondelli a Brizzi, da Ballestra ad Ammaniti, da
Santacroce a Lucarelli. Certi linguisti sono perentori nel giudicare quelle tracce ingannevoli, fuorvianti per il cacciatore principiante: “Ritengo che si debba vedere nel LG una varietà soltanto orale.” (Serianni 1996). Ma alcuni lessicografi cavano, d’altra parte, interi repertori applicandosi quasi esclusivamente sopra le tracce di carta. E’ il caso di Scrostati gaggio! (Vattene idiota!) di Ambrogio e Casalegno, dizionario dei linguaggi – non dei gerghi – giovanili, uscito nel 2004 per i tipi della Utet, in cui ogni voce è articolata secondo uno schema classico di tipo storico. A ogni definizione seguono uno o più esempi testuali, con indicazione della fonte. Ad esempio, per la voce cannanell'accezione propria di "spinello", troviamo sei esempi lungo un arco temporale che va da Porci con le ali alle canzoni degli Articolo 31.

Come irretire l’odorosa pantera del lessico (o linguaggio, o parlare) giovanile? Dieci anni fa all’incirca,
Michele Cortelazzo spiegava – in un’intervista apparsa sulla rivista "Prometeo" – che i linguisti italiani al lavoro sul LG avevano costituito un centro di documentazione e di coordinamento con sede a Padova. Ammetteva anche i limiti della ricerca di allora: “[…] finora, soprattutto i ricercatori più ‘anziani’ (come me, insomma) hanno percorso soprattutto la via del questionario. Si tratta di una metodologia che ora non può più essere sufficiente.” Il 9/2/1996 si tenne il primo seminario sulla lingua dei giovani, cui prese parte lo stesso Cortelazzo, docente a Padova. Al termine della prima riunione, i partecipanti decisero di mantenere i contatti, di sviluppare il dialogo e di dare visibilità alle proprie ricerche con un mezzo allora poco usuale: un sito web. Nacque LinguaGiovani. Un laccio in Rete per la trappola da tendere alla pantera. Con l’apporto di chi parla (e/o sente parlare) i linguaggi giovanili. In qualsiasi posto.

Zarro è lemma del LG. Significa: “persona che veste in maniera volontariamente appariscente o tamarra, formando un gruppo pseudomafioso, talvolta protomafioso, con altri zarri”. Reca una data recente d’inserimento nel dizionario on line del Dipartimento di Romanistica dell’Università di Padova: 30/8/2007. Proviene da San Donato Milanese. La pantera è passata, da poco, anche di lì.