"Lo Stato non ci finanzia per i debiti scolastici". Il ministero: nessun diritto
Corsi di recupero, "Due pesi e due misure, in questo governo c'è chi ha interesse a farci chiudere" Marco Romani, la Repubblica del 15/11/2007
ROMA - È scontro fra le scuole cattoliche e il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni. Il motivo sta nelle nuove regole per il recupero dei debiti scolastici, varate lo scorso 3 ottobre, e che impongono a tutte le scuole l'avvio di corsi di riparazione delle singole materie da tenere alla fine del primo quadrimestre e durante l'estate. Lo stanziamento previsto, circa 200 milioni di euro, sarà destinato solamente alle scuole statali e quindi le paritarie dovranno pagare i professori con le loro risorse. Il viceministro alla Pubblica Istruzione Mariangela Bastico è chiara: «Non è previsto alcun finanziamento per le paritarie. I corsi per il recupero dei debiti scolastici sono parte integrante dell'offerta formativa delle scuole». Ma la Federazione degli istituti cattolici, che rappresenta la maggioranza delle paritarie, non ci sta. E al ministro Fioroni, che questa mattina interverrà alla loro assemblea nazionale, ha intenzione di dirlo con forza. Spiega il vicepresidente della Fidae don Giancarlo Battistuzzi: «Come al solito si fanno due pesi e due misure. Nell'attuale maggioranza di governo ci sono forze politiche che hanno tutto l'interesse a far chiudere le scuole cattoliche». E pensare che l'Avvenire, il quotidiano dei vescovi, in un editoriale del 4 ottobre aveva salutato con favore il decreto Fioroni perché chiudeva una gestione definita «allegra» della scuola aprendo invece «prospettive di maggiore serietà per il futuro». Don Battistuzzi, che dirige il collegio vescovile Barbarigo di Padova, fa anche qualche esempio pratico: «Il ministero prevede il pagamento di 50 euro l'ora agli insegnanti per corsi di 15 ore. Se in un liceo classico ho due studenti che devono recuperare greco significa che ognuno di loro dovrebbe dare alla scuola altri 25 euro l'ora. Come possiamo chiedere alle famiglie, che già pagano le tasse e le rette scolastiche, uno sforzo così gravoso? La legge 62 del 2000 parla di scuola pubblica comprendendo sia quella statale che quella paritaria, poi però quando c'è da suddividere le risorse a noi non spetta mai niente».
Maria Grazia Colombo, presidente dall'Agesc, l'associazione genitori
scuole cattoliche, attacca: «Adesso basta. Si parla tanto di sistema
integrato dell'educazione ma poi, nei fatti, noi siamo sempre
penalizzati. I soldi per i corsi del recupero dei debiti scolastici o
ci sono per tutti o per nessuno. Grazie al fatto che noi mandiamo i
nostri figli negli istituti pubblici paritari lo Stato risparmia ogni
anno 6245 milioni di euro. Il risultato è che ora le rette, ad anno
già iniziato, di fatto aumenteranno. Il ministro ha detto di volere
questi corsi scolastici proprio per evitare alle famiglie le spese
delle ripetizioni private. Noi invece saremo costretti a dover pagare
ancora». Ma la partita non è chiusa. E appellandosi al comma 4
dell'articolo 33 della Costituzione che prevede l'«equipollenza» di
trattamento degli studenti, i genitori potrebbero tentare di ricorrere
all'Alta corte per far dichiarare incostituzionale l'ordinanza
ministeriale. Conclude don Battistuzzi: «Se i genitori punteranno i
piedi, noi saremo con loro». |