I futuri primi della classe
si vedono già dalla scuola materna.

Il segreto è nella familiarità con numeri e lettere

 La Stampa del 13/11/2007

 

MILANO
I futuri “primi della classe” si riconoscono già alla scuola materna. Secondo uno studio americano, infatti, i bambini che arrivano dalla materna con “rudimenti” di matematica, vocabolario ricco e curiosità per i libri, molto probabilmente avranno una carriera scolastica di successo. E questo a dispetto di eventuali problemi sociali o emotivi.

«Abbiamo scoperto il singolo e più importante fattore per prevedere i futuri successi accademici: che il bimbo inizi la scuola con una conoscenza “base” della matematica e rudimenti per saper leggere e scrivere», assicura Greg Duncan, ricercatore della Northwestern University e primo autore della ricerca, pubblicata su “Developmental Psychology”. Anche la capacità di prestare attenzione è considerata un segnale per riconoscere futuri ’campioni dello studiò, benché in modo meno marcato.

A sorpresa, invece, i comportamenti emotivi e sociali non hanno rivelato un legame con i futuri successi scolastici, e questo sia per i maschi che per le femmine. «I bambini con comportamenti aggressivi o solitari, o che fanno fatica a fare amicizia, non hanno ottenuto risultati diversi rispetto ai compagni più rispettosi o amichevoli», assicura Duncan. La ricerca è basata sull’analisi dei dati raccolti in studi precedenti, su un totale di 35 mila bambini seguiti fin dall’età pre-scolare in Usa, Canada e Gran Bretagna.

«L’importanza cruciale di iniziare la scuola con una conoscenza dei numeri, del loro ordine e di altri concetti di matematica rudimentale è uno degli “enigmi” emersi dalla ricerca», prosegue Duncan. Lo studio infatti ha tenuto conto di Qi, reddito della famiglia, genere, temperamento, tipo di esperienza educativa precedente, composizione della famiglia. Ma i “rudimenti di matematica” si sono rivelati di gran lunga il fattore principale per riconoscere un “professore in erba”.

Lo studio ha esaminato le capacità di muoversi fra lettere e numeri dei bambini a circa 5 anni, e poi di nuovo tra i 7 e i 14 anni. Monitorando anche il comportamento degli alunni ed esaminando le caratteristiche delle loro famiglie. Così i ricercatori hanno scoperto anche che il fatto di sapersi orientare con i numeri, non predice solo futuri successi nel campo della matematica, «ma anche nella lettura - prosegue Duncan - Il contrario, invece, non accade». In pratica, una particolare ricchezza di linguaggio e il fatto di riconoscere lettere e suoni già a 5 anni permette di riconoscere futuri ’lettori doc’, ma non matematici in erba.

Le conclusioni dello studio portano acqua al mulino degli esperti che sollecitano una familiarità con numeri e lettere fin da piccoli. «Certamente non stiamo suggerendo che i programmi delle scuole materne abbandonino il gioco e impongano un pesante lavoro con numeri e alfabeto», precisa l’esperto. Ma, certo, programmi basati sul gioco e “disegnati” per rispondere alle necessità di sviluppo delle menti dei bambini possono favorire la formazione di interessi accademici e focalizzare l’attenzione in un modo coinvolgente e divertente, concludono gli autori.