Evasione fiscale,
il primato ai docenti?

Nel rapporto Eures, le lezioni private in "nero"
sono al comando delle categorie esaminate. Gli insegnanti dissentono.

 La Stampa del 5/11/2007

 

ROMA
Gli insegnanti della scuola italiana non condividono i risultati del recente rapporto Eures sull’evasione fiscale in Italia, dal quale risulterebbe il loro primato in questo settore per colpa dei docenti che danno lezioni private in "nero". A farsi portavoce del dissenso degli insegnanti per questo record tutt’altro che invidiabile è la rivista Tuttoscuola, secondo cui «la ricerca suscita più di una perplessità».

Su 41 categorie esaminate, risultano infatti saldamente al comando i docenti che danno lezioni private (quasi l’80% di quelli che le fanno non darebbero ricevute): per la rivista specializzata sulla scuola non è affatto facile quantificare quanti dei circa 800.000 docenti italiani pratichino però ripetizioni private.

«Considerata la riservatezza di questa attività "in nero" - si chiede la redazione diretta da Vinciguerra - come è possibile accertarla, se non con una stima a tavolino? E come è possibile quantificare la percentuale di evasori se non si sa quanti sono quelli che praticano l’attività?». Nella scuola la materia delle lezioni private è disciplinata dall’art. 508 del testo unico sulle norme per l’istruzione che vieta agli insegnanti di impartire lezioni private ad alunni del proprio istituto, ma lo consente negli altri casi, purché l’insegnante ne informi il proprio capo d’istituto comunicandogli i nominativi degli alunni e la loro provenienza.

I docenti non sono convinti, in particolare, di quel 79,4% di docenti che farebbero ripetizioni senza certificare nulla: «Che vi siano insegnanti che danno lezioni private - spiega la rivista - preferendo, nella tranquillità e riservatezza del proprio studio di casa, un guadagno sicuro e interessante al posto di quello meno invitante delle attività di recupero a scuola, è fatto noto».

«Piacerebbe però sapere - conclude Tuttoscuola - chi sono quelli che operano alla luce del sole (il 20,6% secondo la ricerca) che rilasciano regolare ricevuta e che includono quei guadagni nella annuale denuncia dei redditi».