Sono 38mila, solo in 20mila prendono meno di 800
euro, spesso sono essenziali
Migliaia di firme, l'incontro con Mussi, ma gli aumenti promessi
tardano ancora
"Se potessi avere mille euro al mese".
La rivolta di dottorandi e ricercatori.
Tullia Fabiani, la Repubblica
del 26/11/2007
Se potessero avere mille
euro al mese, dicono che sarebbe una vittoria per l'università e la
ricerca italiana. Poi certo avrebbero qualche soldo in più per pagare
un affitto; comprare libri; vestire e mangiare. "Pretesa minima" la
giudicano: richiesta che ha dell'essenziale se confrontata con altre
realtà europee, eppure finora per i dottorandi italiani "è stata solo
un sogno". Finora. Perché qualche spiraglio di cambiamento c'è ed è il
risultato di una campagna partita circa sei mesi fa su Internet e
arrivata in Parlamento.
La
petizione.
Due le questioni: l'aumento del limite minimo della borsa di
dottorato, fino ad arrivare a mille euro mensili (contro gli 820 euro
attuali, dai quali decurtare alcune voci) e la retribuzione di tutti i
posti di dottorato di ricerca. A oggi infatti sono 38 mila i
dottorandi in tutta Italia, ma di questi solo 20 mila hanno una borsa
di studio. Gli altri studiano e lavorano all'università gratis per
circa tre anni. E pagano anche le tasse di iscrizione.
Una situazione che ha finito per esasperare gli animi di dottorandi e
ricercatori e portarli alla protesta: "Abbiano raccolto più di 11 mila
firme sul sito dell'Adi, l'Associazione dottorandi e dottori di
ricerca italiani - racconta Giovanni Ricco, dottorando in Fisica
all'Università di Pisa e segretario dell'associazione -. La petizione
indirizzata al Presidente del Consiglio Romano Prodi, al ministro
dell'Università e della Ricerca Fabio Mussi e al Parlamento è nata sul
web, può essere firmata da chiunque e continueremo a promuoverla
finché non avremo ottenuto quello che chiediamo".
L'obiettivo è ottenere la copertura finanziaria per tutti i dottorati
di ricerca attraverso fondi di università, enti, fondazioni, pubbliche
amministrazioni, o attraverso il coinvolgimento di imprese, "con
collaborazioni che sono diffuse all'estero, ma che da noi non si
diffonderanno mai - notano i ragazzi - finché gli atenei avranno la
possibilità di sfruttare gratuitamente i giovani ricercatori in
formazione".
I
provvedimenti.
Su questi argomenti i dottorandi si sono
confrontati direttamente con il ministro
Mussi. "Lo abbiamo incontrato il 20 novembre e gli abbiamo consegnato
le firme e le cartoline inviate - spiega Ricco - e siamo soddisfatti
di come è andato il confronto. Ci sono interesse e apertura sui temi
sollevati, si è parlato del valore strategico del dottorato di ricerca
come terzo livello della formazione superiore, della necessità di
favorire l'ingresso dei dottori di ricerca nel mondo del lavoro e si è
discusso anche dei contenuti della riforma del dottorato proposta dal
ministro".
Oltre allo stanziamento di 20 milioni di euro per l'aumento
finanziario delle borse di studio dal prossimo anno - annunciato da
Mussi proprio a Repubblica tv - il ministro ha lavorato infatti su un
testo di riforma che prevede, tra le altre cose, l'eliminazione del
dottorato senza borsa di studio. "Per chi è non è retribuito abbiamo
chiesto, quanto prima, la possibilità di non pagare le tasse
d'iscrizione" aggiunge il segretario dell'Adi "per il resto aspettiamo
il dibattito alla Camera".
Già, perché i venti milioni di euro non bastano ad aumentare il
compenso mensile dei dottorandi. E l'emendamento Valditara, approvato
al Senato, che prevede uno stanziamento di 40 milioni di euro è ancora
sprovvisto di copertura. "Il ministro ha ribadito il suo impegno
affinché il governo trovi i fondi mancanti - precisa Francesco
Mauriello, dottorando in chimica industriale all'Università di Bologna
- e noi ci contiamo. La discussione alla Camera è cominciata e
dovrebbe chiudersi nei prossimi giorni. Se non venissero rispettate le
nostre attese ci sarebbe una presa di posizione forte da parte nostra.
E nuove proteste". Per Mauriello è l'ultimo anno di dottorato, a
dicembre prenderà l'assegno che chiude il suo ciclo di studi:
"Personalmente non trarrò benefici da questa campagna - dice - ma
spero che il lavoro fatto serva ai colleghi presenti e futuri. Per
tutti l'aumento a mille euro sarebbe un bel regalo di Natale".